Solidarietà e responsabilità sono le due parole chiave del Recovery Fund. I progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nei prossimi anni cambieranno il volto dell’Italia e le riforme, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio Mario Draghi, sono una componente decisiva. “Faremo le riforme se dimostreremo con i fatti che le dobbiamo fare non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché conviene all’Italia e agli italiani. È per questo che serve un nuovo patto sociale. Una assunzione di responsabilità politica che vincoli tutti di fronte al Paese”. Così Antonio Misiani, responsabile economico della segreteria nazionale del Partito Democratico, che aggiunge: “Quanto accadrà in Italia da oggi al 2026, se saremo o meno in grado di utilizzare al meglio questa straordinaria opportunità, sarà decisivo: per consolidare la svolta politica che si è prodotta in Europa, per archiviare definitivamente la stagione dell’austerità, per rendere Next Generation EU uno strumento permanente”.
Il programma di riforme è molto ambizioso, il cronoprogramma estremamente sfidante. Dietro i 50 miliardi per la digitalizzazione, i 70 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione ecologica, i 31 miliardi per le infrastrutture, i 32 miliardi per la scuola e la ricerca, i 22 miliardi destinati al lavoro e al sociale, i 19 miliardi per rafforzare i servizi territoriali e investire in tecnologia e digitalizzazione è visibile una nuova visione dell’economia, un’economia sostenibile sul versante sociale e ambientale, in cui il capitalismo è nuovamente temperato da princìpi etici e pubblico e privato tornano a integrarsi. “Pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione, concorrenza, fisco. Su queste tematiche – sottolinea Misiani – i punti di partenza tra le forze che sostengono il governo sono spesso lontani, in qualche caso contrapposti. Realizzeremo le riforme se avremo la capacità politica di superare barriere e pregiudizi ideologici e costruire punti di incontro tra forze e interessi molto diversi. Faremo le riforme se dimostreremo con i fatti che le dobbiamo fare non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché conviene all’Italia e agli italiani. E’ per questo che serve un nuovo patto sociale: un patto per la ricostruzione tra le forze politiche, il governo, le parti sociali. Una assunzione di responsabilità politica che vincoli tutti di fronte al Paese“.
Il lavoro deve essere al centro del patto per la ricostruzione. “Quasi un milione di persone hanno già perso lavoro. Sono in gran parte precari, autonomi, giovani e donne. Altri lo perderanno nei prossimi mesi – sottolinea il responsabile economico PD -quando inevitabilmente finirà il blocco dei licenziamenti. E’ necessario dare priorità ai progetti che creano più lavoro, a partire da quello per i giovani e le donne, attuando le condizionalità che come Partito Democratico abbiamo chiesto e ottenuto di inserire nel piano. Riformare gli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro. Aiutare le imprese che sceglieranno di non licenziare, incentivare chi assumerà e chi avvierà una nuova impresa. E mettere in campo politiche industriali, con un ruolo nuovamente attivo di uno Stato. Il governo ha sciolto molti nodi della governance. E’ necessario però fare una riflessione più ampia. Il Parlamento, gli enti territoriali, le parti sociali, devono essere pienamente coinvolte anche nella fase di attuazione. Per questo come Partito Democratico – conclude Misiani – abbiamo rilanciato la proposta di istituire una Commissione parlamentare bicamerale sull’attuazione del piano”.