Nei prossimi giorni approderà in consiglio di Regione Lombardia la proposta di riforma della sanità.
Una proposta che si preannuncia essere di fatto una riforma parziale, in quanto non andrà ad affrontare i veri problemi della sanità lombarda e tra questi come garantire una sanità di qualità con risorse sempre più scarse; la Lombardia ha fatto esplodere la propria spesa sanitaria, scaricandola sulle spalle dei cittadini. C’è poi il tema dell’aumento della cronicità e dell’età dei cittadini lombardi, oltre che le questioni legate al rapporto con l’università, la salute mentale, la prevenzione, i controlli, i criteri di nomina dei direttori generali, i tempi di attesa, i ticket, il ruolo dei comuni, solo per fare alcuni esempi.
Oggi la commissione sanità ha approvato, con il voto contrario del PD, un testo che prevede modifiche all’organizzazione della sanità sui territori e si appresta a discutere una nuova suddivisione di ASL, che diventeranno ATS, e Aziende ospedaliere che verranno diminuite e trasformate in Asst!
Per il resto poco o nulla, se non dichiarazioni di principio. Il testo di legge uscito dalla Giunta rimane per lo più nel cassetto, come rimangono pesantemente intatte le divisioni all’interno della maggioranza.
Ma sulla geografia dei nuovi ospedali, con le otto Aziende Territoriali della Salute e le nuove Aziende Socio Sanitarie Territoriali, hanno marcato la loro contrarietà Forza Italia (che è il partito dell’assessore alla Sanità) e Fratelli d’Italia, che si sono astenuti, e anche Ncd, che pur votando a favore ha chiarito con il coordinatore regionale Alessandro Colucci, che entro il voto in Aula andranno apportate modifiche.
Come PD vediamo con grande preoccupazione questo scenario, in quanto il rischio è quello di mettere insieme aziende secondo i semplici confini provinciali, togliendo autonomie e mettendo insieme strutture che non hanno alcun senso stiano insieme. Tra queste il rischio è vedere accorpare le aziende delle province di Cremona con Mantova.
Lo scenario che si prospetta è far perdere autonomia alla azienda ospedaliera di Crema che, al contrario, non solo dovrebbe veder mantenuta la propria autonomia territoriale, ma che in un’ottica di area vasta potrebbe collegarsi con altre strutture come quella di Lodi, e non certo Mantova.
Il rischio vero è di approvare una riforma che, non solo non affronta i nodi veri, ma indebolisce ulteriormente le strutture sanitarie territoriali.
Il territorio della nostra provincia è stretto e lungo. Dal primo all’ultimo comune ci sono 160 km: va perciò considerata questa specificità. Occorre, dunque, mantenere l’autonomia dell’ospedale di Crema che copre metà degli abitanti totali della provincia per l’erogazione dei servizi sociosanitari, invece di pensare di tenere solo quello di Cremona come presidio di primo livello.
Come Pd siamo impegnati in queste ore a far comprendere le ragioni dell’intera provincia di Cremona, che può vedere in un assetto basato sul merito e sui dati, e non sulla banale comodità, un’opportunità di crescita.
Infatti una riforma vera avrebbe dovuto cogliere l’occasione del riordino delle province cominciando a riempire di contenuti, insieme ai soggetti interessati, il concetto di area vasta. Un concetto che secondo noi deve considerare la reale situazione dei territori in ottica programmatoria, utilizzando i confini provinciali per ragionare per davvero in una logica di area vasta e omogenea.
Matteo Piloni, segretario provinciale PD Cremona
Agostino Alloni, consigliere regionale PD
Cremona, 29 giugno 2015