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Congresso PD: concluse le assemblee di circolo. In Provincia di Cremona hanno votato 762 iscritti: Renzi al 68%

Domenica 2 aprile si è conclusa la prima fase del Congresso del Partito Democratico, riservata alla discussione delle mozioni congressuali e al voto da parte dei soli iscritti. In provincia di Cremona si sono tenute 40 assemblee di circolo, che hanno visto la partecipazione di 762 iscritti. La mozione Renzi ha ottenuto 762 voti (pari al 68,3%), la mozione Orlando 228 voti (30,1%) e la mozione Emiliano 12 voti (1,6%). 12 le schede bianche o nulle.

Matteo Piloni, segretario provinciale PD ha così commentato l’esito delle votazioni: “Si sono conclusi gli incontri nei circoli per la discussione delle mozioni congressuali. Incontri che hanno visto la partecipazione di circa 800 iscritti in 40 incontri. Continuo a ritenere un fatto positivo quando le persone si trovano e discutono di Politica, di Futuro, di Paese. Al di là dei risultati. E continuo a pensare che un PD forte serva al Paese e all’Europa, e che una sinistra che si divide, il giorno dopo, non è più forte.
In Provincia di Cremona ha prevalso la mozione Renzi-Martina, con il 68%, in quasi tutti i circoli (35 su 40). Un risultato affatto scontato in una provincia dove 4 anni fa, nel congresso 2013, Cuperlo prese il 45% e Renzi il 39%. Ma indipendentemente da questo, il risultato più importante emerso da questi incontri è la richiesta di “unità”, condizione necessaria per il PD e per contribuire alla tenuta democratica del nostro Paese. Un ringraziamento va ai tanti iscritti che hanno partecipato, ai rappresentanti delle mozioni e alla commissione congressuale che ha consentito il regolare svolgimento delle convenzioni”.

CONTRASTO ALLA POVERTA’: IN VIGORE DA OGGI LA LEGGE DELEGA. IL REDDITO DI INCLUSIONE E’ MISURA NAZIONALE di Cinzia Fontana, deputata PD

Con l’entrata in vigore da oggi della legge delega per il contrasto alla povertà, l’Italia si dota di una misura nazionale – il Reddito di Inclusione – per aiutare le famiglie in condizione di povertà assoluta.

A partire dal 2017, infatti, 1 miliardo e 200 milioni di euro sono destinati dalla legge di bilancio a questa misura: la cifra più alta mai stanziata da un Governo per integrare i redditi delle famiglie più povere. Una misura che imprime un indiscutibile segno positivo alle politiche sociali del nostro Paese, attraverso un intervento strutturale, di sistema e universale.

Il provvedimento, mirato all’inclusione sociale e alla lotta all’emarginazione, è ancora più importante e necessario in un momento storico come il nostro, tuttora segnato da una crisi economica significativa che aumenta in modo progressivo il divario tra ricchi e poveri, un divario tanto più ingiusto in quanto si concentra in percentuali preoccupanti tra i minori, nelle fasce di età dell’infanzia e dell’adolescenza. La battaglia contro la povertà è perciò innanzitutto la battaglia per il futuro dei nostri giovani.

Il reddito di inclusione non è un semplice sussidio economico, non disincentiva l’impegno. Esso conta sullo sviluppo dei servizi sociali e per l’impiego e intende integrarsi con il grande e straordinario lavoro di protezione e sostegno svolto dalle famiglie, dal volontariato, dal terzo settore, dai Comuni.

A regime, la misura è destinata a sostenere tutte le famiglie in povertà assoluta. L’obiettivo sarà raggiunto in modo progressivo, a partire da 400 mila famiglie entro il 2017, con priorità per i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione e senza ammortizzatori sociali.

Il reddito di inclusione sarà condizionato alla “prova dei mezzi” misurata con l’Isee e sarà composto da due elementi: un beneficio economico e una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, attraverso un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, finalizzato all’uscita dalla condizione di povertà.

Il Governo ora ha sei mesi di tempo per esercitare la delega attraverso i decreti attuativi e assicurare così al più presto gli interventi di protezione sociale.

Insomma, anche se certamente resta ancora molto da fare per un problema di portata così pesante quale quello che i dati sulla povertà assoluta nel nostro Paese ci consegnano, un passo in avanti decisamente importante è stato compiuto per restituire dignità a chi vive in condizione di estrema fragilità.

Se a questo si aggiungono gli altri provvedimenti in campo assistenziale e sanitario approvati durante questa legislatura – per la prima volta la legge sul “Dopo di noi” per tutelare i disabili gravi, per la prima volta la legge sulla “Sindrome dello spettro autistico” per garantire il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone con autismo, così come il ripristino e l’aumento dei fondi destinati alle politiche sociali, oppure la legge sulla sicurezza delle cure e della responsabilità professionale sanitaria, o anche l’approvazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza, finalmente aggiornati e ampliati dopo 15 anni – è evidente quanto gli interventi in campo sociale siano la vera priorità nell’agenda del Governo e del Partito Democratico.

 

scarica il testo della legge: legge delega povertà

Piano di sviluppo rurale, PD: Regione Lombardia in grave ritardo nella distribuzione delle risorse europee

Dall’Europa i soldi arrivano. E anche molti. Un bel fiume di denaro che potrebbe inondare la Lombardia un po’ in tutti i settori produttivi. E invece rimane fermo alla fonte, perché chi amministra oggi questa regione non fa i bandi e di conseguenza non elargisce i denari. A pagarne le spese è prima di tutto l’agricoltura, che vede la Lombardia ai primi posti in Italia in quanto a produzione. Ma questo pare non interessare molto l’attuale Giunta lombarda. Ne ha parlato stamattina il Gruppo regionale del PD, durante una conferenza stampa.

Nel contempo, proprio stamattina, in I Commissione Bilancio, veniva approvato, all’interno della risoluzione per la sessione europea di martedì prossimo, in modo bipartisan (la Lega non ha partecipato al voto), un emendamento che richiama la Giunta regionale a spendere le risorse del Piano di sviluppo rurale per evitare che l’Europa attivi la ‘clausola del disimpegno’, ovvero che ritiri la disponibilità delle risorse che non vengono spese in tempo. “La presunta eccellenza di Regione Lombardia, rispetto alla gestione dei fondi europei, è smentita da fatti in parte oggi oggetto di attenzione anche della Magistratura, come nel caso dei fondi Bei, in parte di livello politico, come nel caso dell’agricoltura”, ha esordito il capogruppo Enrico Brambilla.

A Marco Carra, consigliere regionale del PD e capogruppo in Commissione Agricoltura, il compito di spiegare cosa accade: “Il Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, che permette a ogni Stato membro dell’Unione europea di utilizzare tutte le risorse economiche a disposizione del sistema agroalimentare, in Lombardia può contare su 1.157 milioni di euro di cui 499 milioni provenienti dall’Ue, 461 milioni dallo Stato e 197 milioni dal bilancio regionale. Ebbene, di quei soldi, al 31 dicembre 2016, la Regione ha speso solo 89 milioni di euro, ovvero il 7,69%. L’eccellente Lombardia si ritrova non ai primi posti, come accadeva in passato, ma dietro a Bolzano (19,78%), al Veneto (15,54%), a Trento (10,97%), alla Sardegna (10,28%), all’Umbria (9,92%) e all’Emilia Romagna (8,43%). E a pari merito con regione italiane che vengono definite arretrate o poco virtuose dalla stessa Lega”.

Un caso emblematico è quello della Misura 19 del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 ‘Sostegno allo sviluppo locale Leader – Gal’, di cui ha parlato il consigliere Agostino Alloni: “Dopo che molti dei territori definiti svantaggiati hanno unito sinergie pubbliche e private per presentare i progetti, a differenza che in passato, questa volta l’assessorato all’Agricoltura ha lasciato fuori qualcuno dal bando, che in questo caso era stato pure fatto. Ma questa scelta insensata e non giustificata ha scatenato una serie di ricorsi che, di fatto, hanno bloccato la Misura e oggi la Lombardia è praticamente l’unica regione a non aver potuto distribuire nemmeno un euro degli oltre 60 milioni a disposizione”. Ma nel contempo, ha sottolineato Alloni assieme ai colleghi, “l’assessorato spende 610mila euro, anziché i già molti 280mila, per 5-6 numeri l’anno della rivista che invia agli agricoltori. Questo incredibile aumento, fatto con i soldi del Psr destinati alla comunicazione e in parte con risorse regionali, guarda caso avviene l’anno prima delle elezioni. A cosa serve la rivista? A pubblicizzare i bandi che poi non vengono indetti”, hanno concluso i consiglieri PD.

Lgh-A2A, Matteo Piloni e Agostino Alloni intervengono sulla vicenda: da Malvezzi solo propaganda

In merito alla vicenda Lgh-A2A sono intervenuti il segretario provinciale del Partito Democratico Matteo Piloni e il consigliere regionale PD Agostino Alloni. Ecco le loro dichiarazioni sulle polemiche politiche scoppiate dopo i rilievi dell’Anac all’operazione:

Dichiarazione di Matteo Piloni (Segretario provinciale PD)

Non poteva mancare l’inutile “sentenza” del consigliere regionale ex Ncd (Lega?) Malvezzi contro la fusione tra Lgh e A2A, prendendo spunto dal parere dell’Anac sulla procedura intrapresa.
Peccato che Malvezzi, come suo solito, confonda le carte in tavola. Una bella canzone di Fabrizio Moro di qualche anno fa recitava: “Pensa, prima di parlare”. E’ il consiglio che mi sento di dare al consigliere Malvezzi anche in questa occasione. Infatti ad essere messa in discussione dall’Anac non è l’operazione in sé, ma la procedura della trattativa privata e la mancata gara ad evidenza pubblica. O meglio, una parte della procedura che riguarda l’assenza di una preventiva fase pubblica esplorativa. Procedura che è competenza delle due società che avranno modo di motivarla attraverso i propri studi legali. Ciò che quindi non è messo in discussione è il risultato. Malvezzi, ai tempi di Formigoni Presidente della Regione e Salini della Provincia di Cremona, era uno dei sostenitori a spada tratta della grande multiutility Regionale (ovviamente sotto l’egida A2A guidata da CL). Curioso che ora contesti come “svendita” un’operazione analoga, dal punto di vista societario, a quella da lui propugnata per anni e molto più equilibrata dal punto di vista economico e dei rapporti tra enti.
Chi parla di svendita, privatizzazione o perdita di controllo, non solo sbaglia, ma non fa i conti con la realtà. Il PD, a Cremona come negli altri territori, ha sempre sostenuto la necessità di partnership di Lgh e, in questo senso,  A2A è una realtà solida in termini di investimenti e di qualità dei servizi, in una prospettiva nella quale queste aziende devono guardare al futuro in modo collaborativo con le comunità locali. Una soluzione portata avanti dalle società, in totale autonomia. Tirare in ballo i partiti, buttarla in caciara, parlare di spartizione significa non avere la benchè minima idea del ruolo, delle norme e soprattutto dei fatti. Potremmo tirare in ballo anche noi il partito di Malvezzi che governa alcuni comuni soci di Lgh. Ma non lo facciamo. Malvezzi  ha visto in tutto questo una logica di spartizione. Ognuno vede ciò che vuole, in base a ciò che è abituato a fare.  L’unica ennesima brutta figura è quella di Malvezzi, che non solo non sa di cosa parla, ma che in tutta questa vicenda non ha potuto nemmeno ricoprire il ruolo di comparsa e, visto quanto scrive, nemmeno quello di spettatore.

Dichiarazione di Agostino Alloni (Consigliere regionale PD)

Vorrei replicare in forma diretta, se possibile, alle affermazioni del collega Carlo Malvezzi che ho letto ieri su La Provincia in merito a Linea Group con A2A. Caro collega Malvezzi, riguardo alla vicenda LGH-A2A io non mi perderò in chiacchiere e andrò dritto al sodo.
PRIMO PUNTO. Perché racconti bugie? Perché parli di sole amministrazioni di centrosinistra interessate in questa storia, quando sai perfettamente che non è così? Per non dilungarmi troppo citerò solo la partecipata del comune di Rovato (Cogeme) , governato dalla Lega con Forza Italia, e con diritto di veto in LGH. La Lega e Forza Italia non sono di centrodestra? non sono tuoi alleati in Regione? o mi sono perso qualcosa?                                                           SECONDO PUNTO. La procedura di integrazione tra LGH-A2A (società quotata in borsa), al di là dell’informativa pubblica, è stata decisa dagli organi societari in totale autonomia e responsabilità, come deve necessariamente essere. Altrimenti l’indipendenza delle società pubbliche dalla Politica se ne andrebbe a farsi benedire. Non sei d’accordo? Loro e i loro legali risponderanno ai rilievi sollevati dall’Anac;
TERZO PUNTO. Capisco male o tu paventi futuri danni economici per il territorio? A quali danni ti riferisci? Chi ci minaccia? LGH non avrebbe mai potuto camminare da sola ancora a lungo, non lo hai sostenuto anche tu più e più volte in passato? Vuoi che ti legga le dichiarazioni di qualche anno fa?? Hai cambiato idea? Di certo con A2A oggi LGH è più solida e gli investimenti per il territorio e i servizi per le imprese e per i cittadini non potranno che migliorare;           QUARTO PUNTO. Se ti capita, dai un occhio anche a Crema! Qui sì (rileggiti le clamorose cronache giornalistiche della primavera di 5 anni fa!) che c’è stata una storia di centrodestra ( proprio i tuoi amici che rivorresti in sella!) fatta di buchi, di debiti e di fallimenti nella gestione “in proprio” delle società pubbliche ed una storia recente di centrosinistra fatta di gestione unitaria e di risanamento e di rilancio dei servizi pubblici, una storia che ha del miracoloso!

Appello dei sostenitori di Matteo Renzi e Maurizio Martina: uniti e plurali si può!

Ecco l’appello dei sostenitori della mozione Renzi-Martina tra gli iscritti PD della federazione provinciale di Cremona:

Il tema che deve essere posto al centro del Congresso è quale dovrà essere il ruolo del Partito Democratico nella fase che il nostro Paese sta attraversando. Le prossime elezioni politiche, l’impegno del governo dal 2013 in avanti, i pericoli del populismo e delle diverse facce che assumono le destre nel Paese sono ben visibili davanti a noi. Il rischio di un dibattito che si concentri soprattutto sulle qualità personali dei candidati è alto, ma dobbiamo rompere questo schema se dobbiamo fare una discussione utile, che parli al Paese e a noi stessi. Non crediamo all’azione salvifica di un singolo leader: occorre assumersi una responsabilità diffusa, eleggere un gruppo dirigente plurale e leale per rilanciare il Partito, coinvolgere militanti ed elettori, offrire una prospettiva al Paese.

Il Partito Democratico nasce con l’orgoglio di ereditare le grandi storie politiche popolari del Novecento che hanno fatto la Resistenza e costruito la Repubblica, e nasce con l’obbiettivo di sviluppare un pensiero nuovo per la sinistra del XXI secolo. Non vogliamo tornare indietro, vogliamo finalmente essere fino in fondo il Partito Democratico. Questo significa inventarsi un modo del tutto nuovo di essere partito oggi, per superare i limiti sempre più gravi della forma novecentesca e per organizzare di nuovo la partecipazione dei cittadini. Significa valorizzare il prezioso lavoro degli amministratori locali e insieme a questi costruire le politiche da portare avanti nelle diverse istituzioni. Significa affrontare il tema delle sempre più inaccettabili disuguaglianze, significa rilanciare il sogno di una integrazione europea per un’Europa della solidarietà e dei diritti, significa aggregare le giovani generazioni e appassionarle alla politica, significa promuovere la tutela ambientale, significa riscoprire un Partito che sappia unire e coinvolgere quanto di buono c’è al di fuori di noi.

Abbiamo ragionato su come fosse meglio affrontare questa fase congressuale, mettendo in gioco le nostre bio-grafie e il nostro impegno per contribuire in modo utile agli obbiettivi in cui crediamo e della funzione storica che vogliamo collettivamente svolgere. Abbiamo deciso di sostenere al congresso Matteo Renzi e Maurizio Martina come figure di riferimento di un gruppo di persone impegnate a vari livelli nel PD che in provincia di Cremona, in Lombardia, in Italia hanno condiviso alcune battaglie politiche, alcune priorità, alcuni risultati. In coerenza con il percorso di questi anni e andando oltre, riteniamo che questa sia la scelta giusta per un Partito Democratico che si presenti più forte alle elezioni nel 2018, rivendicando la faticosa azione di governo di questi anni e correggendo quello che non ha funzionato: e, controcorrente rispetto alla tendenza diffusa di creare correnti chiamandole con il nome del capo, vogliamo fare una battaglia di rottura che metta il pluralismo davanti ai personalismi, e ponga al centro della discussione i problemi del Paese e la prospettiva sul futuro.