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Acqua, ALLONI (PD): “Serve un nuovo patto che definisca il deflusso minimo vitale a seconda dei territori e degli usi”

Una definizione di deflusso minimo vitale, a seconda dei territori e dei fruitori, da decidere nell’ambito di un rinnovato Patto per l’acqua, dentro una conferenza di tutti i soggetti interessati. Lo ha chiesto il Gruppo regionale del Pd e la Giunta ha risposto positivamente, oggi, mercoledì 20 aprile 2016, durante la VIII Commissione Agricoltura, nell’ambito dell’incontro con l’assessore regionale al Territorio, urbanistica e difesa del suolo Beccalossi, in merito al tema dell’emergenza idrica in Lombardia, con particolare riferimento alle attività adottate dal Tavolo regionale per il monitoraggio delle riserve idriche.

 

“Ho fatto presente che a dicembre, nell’ambito dell’approvazione del Piano di tutela delle acque, abbiamo approvato una risoluzione che chiedeva di riattivare il Patto per l’acqua – dice Agostino Alloni, consigliere regionale del Pd, componente della Commissione –. In realtà, la Giunta ha convocato il cosiddetto Tavolo per l’acqua solo in occasione delle emergenze e senza fare delle vere proposte o svolgere un vero ruolo di coordinamento”.

 

Invece, il Pd ha chiesto espressamente “che entro fine anno venga definita una procedura, dentro una sorta di conferenza, per la revisione del nuovo Patto per l’acqua, il quale a sua volta deve decidere il valore del deflusso minimo vitale – continua Alloni –. E quest’ultimo, attualmente in fase sperimentale e anch’esso in revisione, va calibrato a seconda che si parli di montagna, di pianura, di uso umano o energetico. L’importante è che tutti i soggetti interessati si riuniscano per trovare una mediazione, per prendersi precisi impegni e avviare nuove sperimentazioni”.

 

E l’assessore Beccalossi “ha risposto assicurando che è sua intenzione convocare, in autunno, una conferenza in cui discutere del tema, con tutti i soggetti interessati, come da noi richiesto”.

Referendum: i risultati definitivi in Provincia di Cremona

Il referendum sulla durata delle concessioni delle trivellazioni in mare non ha raggiunto il quorum di partecipazione richiesto per legge ed è quindi da considerarsi nullo. A livello nazionale infatti l’affluenza si è fermata al 31,18% degli aventi diritto. Il SI ha vinto largamente con il 85,84% dei voti contro il 14,16% del NO.

Ecco i risultati definitivi in provincia di Cremona:

Affluenza in provincia di Cremona: 29,68% (80.993 elettori su 272.814 aventi diritto)
Affluenza a Cremona città: 30,41% (16.305 elettori su 53.605 aventi diritto)
Affluenza a Crema città: 28,90% (7.635 elettori su 26.408 aventi diritto)

Dati in provincia di Cremona:
SI 77,55% (61.709 votanti)
NO 22,45% (17.863 votanti)
BIANCHE/NULLE 1.421 votanti
Dati a Cremona città:
SI 80,22% (12.897 votanti)
NO 19,78% (3.181 votanti)
BIANCHE/NULLE 227 votanti
Dati a Crema città:
SI 77,76% (5.836 votanti)
NO 22,24% (1.669 votanti)
BIANCHE/NULLE 130 votanti

Sul sito del Ministero dell’Interno i risultati suddivisi anche per i singoli paesi:  http://elezioni.interno.it/referendum/scrutini/20160417/FX01000.htm

Con la nuova Costituzione, l’Italia sarà più semplice, più moderna, più efficiente.

Con 361 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti, il si definitivo della Camera al Ddl Riforme.

“Esprimo la mia gioia più profonda, è un giorno storico per l’Italia. Si è dimostrato che la democrazia vince e trionfa”. Così il premier Matteo Renzidopo il via libera alle Riforme. “E’ un passaggio importante per la politica che dimostra di essere seria. Meno politici meno soldi alle regioni, più chiarezza nel rapporto tra Stato centrale e il territorio”, spiega il premier. “Si tratta di un gigantesco passo in avanti per la credibilità delle istituzioni”.

Matteo Renzi da Teheran, in Iran, spiega che anche se “qualcuno aveva detto che la poltica non sarebbe stata in grado di decidere, invece, dopo sei letture, 164 sedute e migliaia di votazioni, si è dimostrato che la democrazia vince e trionfa e che in Italia si possono avere meno politici e una politica un po’ piu’ seria “. Il premier  non ha dubbi sul definire una vittoria l’ok arrivato poco fa dalla camera sul Ddl riforme costituzionali. E sul comportamento delle opposizioni spiega: “sono libere di esprimere il loro giudizio. Io credo che sia una valutazione che vada rispettata, ma se qualcuno pensava che noi ci potessimo fermare sbaglia. Quando hai preso un impegno con gli italiani e con l’allora presidente della Repubblica Napolitano, dopo che per 30 anni queste riforme sono state rimandante, è una questione di serietà”. Per Renzi “questa è la democrazia”. Naturalmente – conclude  – ora siamo tutti impegnati perché questa riforma possa andare avanti lavorando nel rispetto reciproco. Ma deve essere chiaro che questo governo non si ferma”.

“Con il voto di oggi si premia l’ambizione di chi ha creduto di poter cambiare il Paese. Parlare di momento storico non è un abuso”. Lo ha detto Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, annunciando il sì al ddl Boschi. Rosato ha ricordato il programma dell’Ulivo del 1996 che prevedeva un Senato eletto dai Consigli Regionali: “questa è una riforma di sinistra e chi lo nega, lo fa negando la storia”. Inoltre la riforma “è condivisa, come testimoniano le tante modifiche al testo proposte da diversi partiti”. “Ora ci vuole il referendum – ha concluso – e il giudizio dei cittadini dovrà essere non sul governo ma sul merito”.

Intanto, ecco quali sono i punti principali della riforma.

Il nuovo Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà composto da 100 membri e avrà compiti diversi dalla Camera dei deputati. Scompare la legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Viene abolito il Cnel. Queste le principali novità del ddl Boschi che modifica 36 articoli della Costituzione, in attesa della celebrazione del referendum confermativo, previsto per il prossimo mese di ottobre.

Fine del bicameralismo perfetto Camera dei deputati e Senato della Repubblica avranno composizione e funzioni differenti. Solo alla Camera, che resta composta da 630 deputati, spetta la titolarità del rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il controllo dell’operato del Governo. Il Senato rappresenta invece le istituzioni territoriali.

L'aula del Senato durante l'esame del ddl Rai, Roma, 30 luglio 2015. ANSA/ETTORE FERRARI

Senato dei 100 I nuovi senatori saranno 100, 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale. I membri del nuovo Senatosaranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”, secondo le modalità che verranno stabilite con una legge che verrà varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Le regioni avranno altri 90 giorni di tempo per adeguarsi alla normativa nazionale. I cinque senatori di nomina presidenziale non saranno più in carica a vita ma saranno legati al mandato dell’inquilino del Colle, ossia sette anni e non possono essere rinominati. Restano invece senatori a vita gli ex presidenti della Repubblica.

Immunità e indennità La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nei quali sono stati eletti. Ai senatori resta l’immunità parlamentare come ai deputati. I nuovi senatori non riceveranno indennità se non quella che spetta loro in quanto sindaci o membri del consiglio regionale. L’indennità di un consigliere regionale non potrà superare quella attribuita ai sindaci dei comuni capoluogo di Regione.

Camera: dl casa; al via dichiarazioni voto su fiduciaIter delle leggi La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi costituzionali, per le minoranze linguistiche, il referendum popolare, per le leggi elettorali, per i trattati con l’Unione europea e le norme che riguardano i territori. Le altre leggi sono approvate dalla Camera. Ogni disegno di legge approvato dall’Aula di Montecitorio è immediatamente trasmesso al Senato che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato può deliberare a maggioranza assoluta proposte di modifica del testo, sulle quali la Camera si pronuncia in via definitiva e che potrà bocciare solamente con un voto a maggioranza assoluta dei propri componenti.

Stato di guerra Deliberare lo stato di guerra, con la riforma, spetterà alla sola Camera dei deputati: servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice.

Leggi di iniziativa popolare Le novità riguardano le proposte di legge di iniziativa popolare per le quali sarà richiesta la raccolta di 150mila firme invece di 50mila ma si stabilisce anche che la deliberazione della Camera sulla proposta deve avvenire entro termini certi e passaggi definiti dai regolamenti parlamentari.

Referendum propositivi Si introducono in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo ma spetterà alle Camere varare una legge che ne stabilisca le modalità di attuazione.

Un momento del cambio della guardia solenne in occasione della Giornata dell'Unità nazionale, in Piazza del Quirinale a Roma, 17 marzo 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI

Presidente della Repubblica Cambia il quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Nelle prime tre votazioni resta due terzi dei componenti l’assemblea. Dalla quarta si abbassa a tre quinti dei componenti dell’assemblea e dalla settima ai tre quinti dei votanti. Sarà il presidente della Camera (e non più del Senato) a sostituire il presidente della Repubblica ‘ad interim’.

Alla Camera nasce lo Statuto delle opposizioni Viene introdotta una nuova disposizione che attribuisce ai regolamenti parlamentari la garanzia dei diritti delle minoranze in Parlamento. Si attribuisce, al solo regolamento della Camera, anche la definizione di una disciplina dello statuto delle opposizioni.

Giudici Costituzionali I cinque giudici della Consulta di nomina parlamentare verranno eletti separatamente dalle due Camere. Al Senato ne spetteranno due, ai deputati tre. Per l’elezione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi due scrutini, dagli scrutini successivi è sufficente la maggioranza dei tre quinti.

Novità anche per il Titolo V della Costituzione. Il ddl Boschi abolisce il Cnel e le Province.

Titolo V Viene soppressa la competenza concorrente, con una redistribuzione delle materie tra competenza esclusiva statale e competenza regionale. Viene introdotta una ‘clausola di supremazia’, che consente alla legge dello Stato, su proposta del governo, di intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale.

FISCO: IN 7 ANNI IRPEF DIPENDENTI PENSIONI +3 PUNTI, PAGANO 78%Abolizione del Cnel e delle province Viene integralmente abrogato l’articolo 99 della Costituzione che prevede, quale organo di rilevanza costituzionale, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL). Dal testo della Costituzione viene eliminato anche il riferimento alle Province che vengono meno quali enti costituzionalmente necessari, dotati, in base alla Costituzione, di funzioni amministrative proprie.

Giudizio preventivo sulle leggi elettorali Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata.

Romanengo, incontro pubblico. “Una grande unione dei comuni nell’area vasta del cremasco.”

Romanengo, lunedì 18 aprile, ore 21 – Rocca Castello

“Area Vasta, la riorganizzazione del nostro territorio in una grande unione dei comuni.”

tavola rotonda con:

Pier Attilio SUPERTI, segretario generale Anci Lombardia

Michel Marchi, responsabile ANCI piccoli comuni

Agostino ALLONI, consigliere regionale PD

Carlo VEZZINI; presidente area vasta Cremona

Introduce

Valentina GRITTI, consigliere comunale e segretaria circolo PD di Romanengo

Sono stati invitati:

  • i sindaci dell’unione lombarda dei fontanili: Romanengo, Ticengo, Casaletto di Sopra
  • e i sindaci dei comuni di Offanengo, Soncino, Salvirola, Izano e Ricengo

scarica il volantino

area vasta unione

Classe Democratica. “Una delle esperienze significative più importanti”. Il racconto di uno dei partecipanti

Lo scorso week-end si è conclusa a Roma la prima epserienza di formazione promossa dal PD dal titolo “Classe Democratica, alla quale hanno partecipato anche due giovani iscritti della nostra federazione: Pietro Fevola (PD vailate) e Federico Capoani (PD Castelleone).

Di seguito il racconto di Federico che in questa breve “lettera” racconta la sua esperienza.

“Mi sono preso un paio di giorni di tempo per riflettere e fare il punto su cosa sia stata per me Classe democratica.

La scuola di formazione del PD cui ho avuto la fortuna (in senso stretto, si può dire, vero Matteo Piloni?) di partecipare è sicuramente stata una delle esperienze più significative che abbia mai vissuto.
Ho partecipato a numerosi eventi politici prima d’ora, anche distribuiti su più giorni, ma nessuno, nessuno mi ha segnato profondamente come‪#‎classedem‬. Un clima meraviglioso ha animato i nostri weekend romani.
Sarà che eravamo tutti giovani. Sarà che forse tutti cercavamo la stessa cosa: non solo una serie di lezioni, ma la possibilità di entrare in contatto con tante persone come noi, militanti pieni di passione, giovani membri della stessa grande famiglia, forse un po’ ingenui, sì, ma volenterosi di tessere relazioni, di costruire una grande rete tra territorî, esperienze, idee diverse.
ClasseDem è stata una grande lezione di unità. Io stesso sento di aver imparato qui ad apprezzare ed ascoltare le ragioni di coloro che fanno parte o simpatizzano per l’attuale minoranza del Partito… Anzi, forse le loro lezioni sono state quelle più significative. Nessuno a Classedem mi ha chiesto a quale corrente appartenessi. Contava solo il PD.
Uniti, certo, ma non unanimi. Abbiamo discusso. Ci siamo confrontati con i relatori e tra di noi, sfruttando tutto il tempo e i mezzi disponibili. È questa la fortuna di essere in un Partito democratico. Ci siamo scambiati idee, opinioni e suggerimenti, abbiamo paragonato modelli diversi di organizzazione, arricchendoci vicendevolmente di spunti e buone pratiche da diffondere e replicare.
Dopotutto era questa l’idea. Da una parte tornare a fare formazione (scelta importante e controcorrente del PD che, nonostante chi dica il contrario, dimostra attraverso questa iniziativa essere un Partito con la P maiuscola), dall’altra, come ha detto il grande Andrea De Maria in chiusura, si è fatto in modo che il nostro Partito, gerarchico per necessità geografica costruisse al proprio interno una rete di giovani che connettesse orizzontalmente tra loro i rami del radicamento sui territorî.
Credo davvero che la sfida sia stata vinta. Che potremo essere «classe dirigente del futuro» (quanto non mi piace questa espressione…) non certo perché abbiamo avuto modo di ascoltare alcune meravigliose lezioni a Classedem, che ci hanno appassionato e, a volte, commosso, che ci hanno fatto sentire orgogliosi di far parte del PD e di sostenere questo Governo, ma perché chi di noi rivestirà un giorno ruoli di responsabilità potrà certamente fare conto su questa rete, su questa comunità.
Quando si ricordano gli anni di scuola si tende a dimenticare le lezioni, ma certo non i compagni. A classedem ho incontrato 370 compagne e compagni (nel senso scolastico, ma soprattutto in quello politico del termine!) di cui ho potuto apprezzare la profondità e l’intelligenza dal tono e dalla qualità degli interventi e delle domande poste ai relatori e dal livello delle discussioni. Ho conosciuto persone con cui condividevo gli interessi più disparati, ho scoperto di non essere solo nel coltivare la passione per la politica. Tante belle persone di cui sì, il nostro Partito è pieno. Che fortuna che ci siano. Che fortuna che si possano incontrare.
E poi? I tour romani, cantare Bella ciao a squarciagola sui pullman, gli alberghi di periferia, le serate al Comò Bistrot, le ore piccole, accaparrarsi i posti in prima fila al Roma Life, le pause caffè clandestine, i degni tributi al socialismo gaudente, la goliardia campanilista, le foto d’ordinanza, e tanto, tanto altro.
Un grande ringraziamento è dovuto ovviamente ad Andrea De Maria, al suo impegno e alla sua meravigliosa disponibilità e a Marcella Marcelliche ci ha sopportato. Delle tante persone conosciute, un grazie particolare al mio conterraneo Pietro Fevola e ai miei compagni d’avventura Alessio, Emily, Isabella, Pietro, Shawn: senza di loro non sarebbe stata la stessa cosa (e confesso che, salutandoli domenica sera in stazione, non ho potuto trattenere una lacrimuccia)
Grazie al PD e al Segretario che non è mai mancato. E non importa se qualcosa è andato storto, se qualcuno ci ha criticato, se qualche intervento non c’è piaciuto o se ne avremmo preferiti di diversi. Classe democratica è stata un’esperienza meravigliosa. Trecentosettanta strade si dividono, molte si intrecceranno nuovamente. A tutti l’augurio di essere sempre come in questi giorni: uniti ma non unanimi, leali ma non allineati e di vivere l’impegno politico con questo stesso spirito gentile.
A presto, compagni!”

Federico Capoani