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Mattarella: “Un popolo che si senta davvero comunità.” Buon Lavoro, Presidente!

Futuro, speranza, solidarietà
Mattarella: “Un popolo che si senta davvero comunità”. Il neoeletto Capo dello Stato ha giurato davanti al Parlamento in seduta comune a norma dell’art 91 della Costituzione ed ha pronunciato il messaggio alla Nazione

Sergio Mattarella ha giurato davanti al Parlamento in seduta comune a norma dell’art 91 della Costituzione. Il neoeletto Capo dello Stato ha pronunciato la formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione”. L’emiciclo è decorato da 21 bandiere e drappi rossi. ll giuramento è stato accompagnato, come vuole il protocollo, da 21 spari di cannone dal Gianicolo. Anche le campana di Montecitorio sono tornate a suonare.

Dopo il giuramento il Capo dello Stato ha pronunciato il suo messaggio alla Nazione.

“Un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle regioni qui rappresentate. Un pensiero deferente ai miei predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano per l’esempio e la dedizione”. Parole che hanno suscitato l’applauso dell’Aula di Montecitorio. “A Napolitano che in un momento difficile ha accettato l’onere del secondo mandato, va un ringraziamento intenso” ha aggiunto. In fine ha rivolto un saluto “alle comunità straniere presenti nel nostro Paese”.

Costituzione. “La strada maestra di un Paese unito è quella indicata dalla Costituzione. Garantire la Costituzione significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione, nel viverla giorno per giorno. Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del Capo dello stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ un’immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere, e sarà imparziale, i giocatori lo aiutino con la loro correttezza”.

La crisi non deve intaccare i principi costituzionali. “Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto dei principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato. La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno. La lunga crisi ha inferto ferite al tessuto sociale del Paese, ha aumentato le ingiustizie, ha prodotto emarginazione e solitudine. Per questo va alimentata l’inversione del ciclo economico. Bisogna accompagnare al risanamento la crescita da articolare a livello europeo”.

Riforme. “L’unità rischia di essere difficile, fragile e lontana, l’impegno di tutti è superare le difficoltà degli italiani, quindi l’urgenza delle riforme istituzionali economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità e alle sfide che abbiamo di fronte. Quelli economici sono punti di un’agenda esigente, su cui viene misurata la distanza tra istituzioni e popolo. Dobbiamo scongiurare il rischio che la crisi, il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione intacchino il patto sociale sancito dalla Costituzione”.

Politica bene comune. “Siamo tutti chiamati ad assumere la responsabilità primaria di riaccostare gli italiani alle istituzioni. Bisogna intendere la politica come bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E’ necessario ricollegare le istituzioni a quei cittadini che le sentono estranee. Questo Parlamento presenta elementi di cambiamento: la più alta percentuale di donne e tanti giovani. Un risultato prezioso che troppo volte la politica stessa finisce di dimenticare. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare'”.

Il video dell’intervento:

Il testo completo del discorso del Presidente:

Paullese, Alloni (PD): “L’assessore Sorte assicura entro l’estate i 40 milioni per il Ponte e per il tratto Zelo – Spino d’Adda”

L’opera di riqualificazione della Paullese ritorna in Consiglio regionale. E’ stata infatti oggetto di una interrogazione, a firma dei due consiglieri regionali del PD Agostino Alloni e Onorio Rosati, indirizzata all’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Sorte chiamato a rispondere del ritardo della fine dei lavori nel tratto lodigiano e milanese e del nodo finanziamenti.
“Una buona notizia è arrivata – dichiara Agostino Alloni – l’assessore Sorte ha annunciato che ci sono le risorse per finanziare il ponte sull’Adda e il secondo lotto secondo stralcio, e quindi il collegamento da Zelo Buon Persico a Spino D’Adda. I 40 milioni di euro necessari verranno recuperati da avanzi di risorse che verranno indirizzati per questa finalità nel prossimo assestamento di bilancio 2014. Abbiamo aspettato anni – continua – possiamo aspettare luglio. Ci auguriamo di trovare conferma nelle parole dell’assessore”.
Per quanto concerne, invece, i lavori del secondo lotto primo stralcio ovvero quello che dall’incrocio dell’ex strada provinciale “Cerca” conduce a Zelo, l’esponente del Pd ha chiesto all’assessore ulteriori approfondimenti. “Non sono soddisfatto dalle informazioni avute oggi dall’assessore – precisa Alloni – Sorte ha ammesso che i ritardi per il completamento dell’opera sono dovuti a problemi amministrativi registrati in occasione dell’espletamento della gara. Abbiamo avuto rassicurazioni che il tutto verrà risolto per l’estate 2015 – conclude – ma con più di un anno di ritardo rispetto al crono programma prefissato e con i soldi necessari a disposizione (21 milioni di euro). Abbiamo chiesto all’assessore un approfondimento e maggiori delucidazioni al riguardo”.

legge anti-moschee. Alloni, PD: “Malvezzi senza coerenza!”

“La cultura della sinistra si fonda sul rispetto dei Diritti di tutti i cittadini, di qualsiasi credo politico e religioso. E la legge regionale approvata martedi scorso va contro questi principi. Si chiarisca le idee il consigliere Malvezzi che ci pare abbia un pò di confusione nella testa. La Lega è quella di Salvini, non quella di Alfano!!!
Nella città capoluogo, due anni fa, l’assessore Malvezzi consenti ai musulmani di aprire la procedura urbanistica per costruire una nuova Moschea (a Cremona lui la chiamerebbe centro culturale, ma è esattamente quello che si vorrebbe permettere a Crema) che è stata inaugurata 10 mesi fa, in piena campagna elettorale per le comunali, con tre assessori della Giunta Perri a tagliare il nastro tricolore!!!!
Il Sindaco di Crema vada avanti. La vergognosa legge di Martedi scorso consente di fare quello che il comune di Crema sta facendo. Cioè una variante urbanistica che automaticamente modifica il piano dei servizi dentro il quale verranno individuati le aree per i luoghi di culto. Lega e Destra, nella foga di approvare una legge chiaramente anticostituzionale, hanno reso obbligatori una serie di appesantimenti burocratici che metteranno a rischio tutti i luoghi di culto: Tutti, compresi quelli della chiesa cattolica!!! Bel risultato!!!
E’ sconcertante l’atteggiamento di Malvezzi e del suo partito. Qui infatti non è in gioco soltanto il diritto di culto ma l’esistenza stessa delle minoranze che hanno culture, abitudini, simbologie, pratiche comunitarie diverse. Della Lega di Salvini (a proposito non ha niente di meglio da fare?) ci eravamo abituati, quella di Malvezzi e soci è una novità allarmante. Cosa non si fa per raccattare due voti!!”

Agostino Alloni

Cremona. L’amministrazione:”No al termovalorizzatore di Cremona nella rete nazionale per la circolazione dei rifiuti istituita dallo “Sblocca Italia”

Lo chiede l’Amministrazione comunale in una lettera inviata al Ministro dell’Ambiente e all’Assessore regionale Terzi

Comunicato stampa del 2 febbraio 2015

Il termovalorizzatore di Cremona non sia nella rete nazionale per la circolazione dei rifiuti istituita dal decreto legge denominato Sblocca Italia. Lo chiedono, in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e all’assessore regionale Claudia Maria Terzi, il sindaco del Comune di Cremona Gianluca Galimberti e l’assessore al Territorio e alla Salute Alessia Manfredini. I motivi? “Limiti tecnici dell’impianto e appartenenza del territorio comunale alle aree critiche in termini di inquinamento atmosferico”, scrivono sindaco e assessore. La richiesta dà attuazione alla mozione approvata lo scorso novembre in Consiglio comunale che esplicitava un indirizzo politico chiaro: chiedere al Governo l’esclusione del termovalorizzatore di Cremona dall’applicazione dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 133 del 12 settembre 2014. La lettera è stata mandata, per conoscenza, al sottosegretario alle Riforme Costituzionali e ai Rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti, ai parlamentari eletti nel territorio, Cinzia Fontana, Silvia Comaroli, Franco Bordo e Danilo Toninelli e ai consiglieri regionali Carlo Malvezzi, Federico Lena e Agostino Alloni.

Nella lettera vengono illustrati in maniera sintetica tutti i passaggi compiuti sino ad ora. Dal 13 marzo 2014, con delibera regionale n.1511 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa relativo al decommissioning del termovalorizzatore di Cremona. Il protocollo è stato stipulato tra Regione Lombardia, Provincia di Cremona, Comune di Cremona, ASL e Arpa per avviare attività finalizzate alla valutazione tecnica del ruolo dell’impianto di incenerimento rifiuti di Cremona nella complessiva filiera di gestione dei rifiuti urbani a scala comunale, provinciale e regionale e alla valutazione di alternative all’esercizio dello stesso. Un progetto pilota per tutta la Regione.

Viene poi ricordato che dal 31 dicembre 2014 la linea 1 dell’impianto è ferma per ottemperare alle prescrizioni previste dai decreti AIA (Autorizzazione integrata ambientale) n. 12055 del 18 ottobre 2007, n. 1997 del 12 marzo 2012 e n. 4702 del 3 giugno 2013 e quindi ad oggi è in funzione unicamente la seconda linea. Il termovalorizzatore risulta pertanto autosufficiente per lo smaltimento previsto. Allo stato attuale non è possibile valutare se l’impianto sia in grado di soddisfare quanto richiesto dal comma 3 dell’art. 35 del D.Lgs. n. 133 del 12 settembre 2014.

Sindaco ed assessore sottolineano inoltre che l’impianto funziona già al massimo delle potenzialità previste, ovvero circa 70.000 tonnellate a fronte di 120.000 tonnellate teoriche. Ciò in virtù dell’aumento del potere calorifico dei rifiuti conferiti dovuto, al maggior contenuto in plastica, e al progressivo aumento della raccolta differenziata a livello provinciale, con particolare riferimento a secco/umido. Di conseguenza, il termocombustore di Cremona – anche quando le due linee sono funzionanti contemporaneamente – può ricevere un quantitativo di rifiuti di poco superiore del 50% a quello nominale. Nella lettera si specifica inoltre che l’impianto, attivo dal 1997, risulta tra quelli meno performanti dal punto di vista energetico e dell’efficienza in Lombardia.

Il Ministro e l’Assessore vengono inoltre informati che LGH Holding, proprietaria dell’impianto che gestisce attraverso AEM Gestioni srl, il 23 gennaio 2015, durante la terza riunione del gruppo di lavoro sul decommissioning, ha annunciato l’avvio di un tavolo interno per studiare le prospettive dell’impianto a breve, medio e lungo termine, in base alla normativa vigente, valutando sostenibilità economica, sostenibilità del ciclo dei rifiuti, indicatori ambientali, quadro contrattuale, quadro sociale (occupazionale) e teleriscaldamento. E’ previsto che tale studio sia completato entro il mese di ottobre 2015. Ad oggi non sono noti i costi per l’adeguamento dell’impianto nel medio e lungo periodo ai sempre più elevati standard di qualità richiesti dall’Unione Europea.

Infine, nella lettera, il sindaco e l’assessore chiariscono che Cremona è già inserita, in base al Piano regionale della qualità dell’aria in Lombardia, che ha aggiornato la zonizzazione del territorio regionale, nelle cosiddette zone A, cioè tra le zone critiche e quindi più sensibili ai fini dell’applicazione dei criteri e dei limiti di emissione per gli impianti di produzione di energia, alle misure che pongono limiti al traffico veicolare e alle emissioni degli impianti termici civili.

“Confidiamo che gli elementi sopra esposti – concludono nella loro lettera il sindaco Galimberti e l’assessore Alessia Manfredini – possano consentire di fare una valutazione oggettiva della situazione e chiediamo a Governo e Regione, alla luce dei limiti tecnici dell’impianto e sulla base dell’appartenenza del territorio comunale alle aree critiche in termini di inquinamento atmosferico, l’esclusione del termovalorizzatore di Cremona dall’articolo 35 dello Sblocca Italia”.