Tutti gli articoli di redazione

Milano – Sabato 17 gennaio, ore 14: in presidio per i diritti di tutti.

In occasione della prossima Festa della Famiglia il governatore Maroni ed il suo assessore alla Cultura, la soncinese Cristina Cappellini, patrocineranno e prenderanno parte, sabato 17 gennaio a Milano, ad un convegno sulla “famiglia tradizionale.
Ci colpiscono negativamente molte cose di tutto questo. Tre su tutte in modo sostanziale.
Prima di tutto ci chiediamo che cosa sia e che cosa intendano Maroni e Cappellini per “famiglia tradizionale”. Quest’ultimo aggettivo pesa molto evidentemente perché esclude dal termine stesso famiglia realtà di fatto e di merito che invece lo sono a tutti gli effetti: famiglie omosessuali, famiglie senza vincolo matrimoniale, famiglie monoparentali, famiglie con figli o meno da unioni di diversa ragione precedente. Anche tutte queste sono FAMIGLIE, accanto a quella tradizionale. E’ evidente che quest’ultimo aggettivo serve ad escludere dal concetto di famiglia tutte le forme reali di vita che non contemplano uomo, donna, matrimonio, figli in esso. Ci chiediamo se sia prevista anche, per ottenere l’ambita denominazione, una certa tipologia di donna e di uomo o se almeno in questo si vada bene un po’ tutti. Se poi di famiglia tradizionale ne basti solo una, e non due o più come hanno suggerito certe allegre abitudini di uomini solidi e tutti di un pezzo che con le Olgettine difendevano certamente tante famiglie.
Riteniamo dunque molto grave che con un aggettivo che legittimamente identifica una forma di famiglia si escludano tutte quelle che pure famiglie sono: siamo convinti che famiglia sia un progetto di vita insieme, una casa, dei figli oppure no, comunque vincoli liberamente espressi di solidarietà, amore e rispetto reciproco tra PERSONE. Ci domandiamo che bisogno ci sia di aggettivarla con “tradizionale” se non per escludere tutte le altre dalle azioni concrete di cui pure ci sarebbe molto bisogno –aiuti, sostegno alla casa, al lavoro, alla scuola, alla salute dei più piccoli. Crediamo che questo sia inaccettabile.
IN secondo luogo riteniamo sbagliato che il convegno, trovi tra i loghi su manifesti e locandine a suo sostegno quello di Regione Lombardia, un’istituzione di tutti i Lombardi, non solo di quelli cresciuti in una famiglia cosiddetta tradizionale, e quello di Expo, che notoriamente non ha nulla a che vedere con iniziative di questo tipo.
Infine, riteniamo preoccupante che in quanto segnalato siano coinvolte due associazioni, Obiettivo Chaire e Alleanza Cattolica, che tendono a considerare l’omosessualità una ferita per la persona e non una libera scelta di rispetto di se stessi e della propria vita: ci pare un’enormità, che va in ogni modo contrastata con una cultura del rispetto e della tutela della dignità di ogni persona.
Esprimiamo pertanto una forte critica verso Maroni e l’assessore Cristina Cappellini che con questo convegno hanno reso un’istituzione importante come la Regione Lombardia, di tutti i cittadini e non solo di quelli “tradizionalmente” cresciuti, in una veste che esclude decine di migliaia di suoi concittadini dalle azioni e dai valori proposti a sostegno della famiglia.
Noi che crediamo nelle FAMIGLIE, vorremmo invece un’istituzione che INCLUDE e che aiuta i bisogni di ogni persona e di ogni famiglia: da quelle legate dal vincolo matrimoniale eterossessuale a quelle ancora in attesa di una legislazione che le riconosca, a quelle monoparentali, a quelle omosessuali, ai figli di ogni progetto di vita in comune che hanno bisogno di sostegno e di aiuto concreto ai propri bisogni.
Noi che crediamo nelle FAMIGLIE vogliamo invece un’istituzione che non discrimini e che sia esempio concreto e attivo di una laicità che promuove il rispetto di tutti.
Per sostenere quanto detto e protestare contro il modo di Maroni e Cappellini di intendere le istituzioni, insieme a molti democratici cremonesi e lombardi sarò al presidio organizzato SABATO 17 GENNAIO p.v. dai Giovani Democratici Lombardi in Piazza Città di Lombardia, a Milano, fuori dalla sede del convegno, dalle 14 in poi.
Vittore Soldo
Segreteria Regionale Partito Democratico Lombardo

Sabato 17 gennaio, a Milano, anche Cremona alla manifestazione contro l’omofobia

Il 17 gennaio, presso il Palazzo della Regione Lombardia a Milano, si svolgerà l’incontro “Difendere la famiglia per difendere la comunità”. L’evento è organizzato da diverse associazioni e gruppi, quali Alleanza Cattolica, Obiettivo Chaire, Fondazione Tempi e Nonni 2.0. Tra queste associazioni se ne annoverano alcune che si ripropongono di guarire l’omosessualità, come se questa fosse una malattia, o anche “di prevenire l’insorgere di tendenze omosessuali nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani” e “la ricerca delle cause (spirituali, psicologiche, culturali, storiche) che contribuiscono alla diffusione di atteggiamenti contrari alla legge naturale, riconoscibile dalla ragione rettamente formata”.

Oltre a ritenere queste affermazioni una grande mancanza di rispetto nei confronti di tutti, non solo dei rappresentanti della comunità LGBT, è aberrante che il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, dopo aver concesso persino la sede della Regione per l’avvenimento, sarà uno dei relatori. Inoltre, giusto per non farsi mancare nulla, Maroni ha anche lasciato che sulla locandina dell’evento in questione venisse apposto il logo di Expo 2015. Davanti a tutto questo, non possiamo stare in silenzio.

Per questo sabato 17, dalle 14 in piazza Lombardia a Milano, i Giovani Democratici di Milano hanno deciso di organizzare un presidio per far sapere che noi non ci riconosciamo in questa iniziativa e non vogliamo che la Lombardia e l’Expo vengano affiancati a temi di chiaro stampo omofobo.
Siamo, perciò, tutti chiamati a partecipare per rimarcare che non esiste un unico tipo di famiglia, che l’amore è un sentimento che si instaura tra due persone, indipendentemente dal sesso, e che non è togliendo diritti ad altre persone che la nostra società avanzerà.

Santo Canale, Eleonora Sessa – segreteria cittadina PD Cremona

Servizio Idrico, Giossi (capogruppo PD Crema): “Da Forza Italia l’ennesimo teatrino”

Il consigliere Beretta ha aperto il nuovo anno con il suo sport preferito: il lancio di accuse.
Accuse molto pesanti nei confronti del presidente di Padania Acque Alessandro Lanfranchi, parlando di censura, di atti impropri e illegittimi.
Invitiamo il consigliere Beretta a portare quanto dichiara nelle sedi opportune, e non solo sulle colonne di un giornale per ritagliarsi la consueta visibilità. Ma sappiamo che non lo farà e, anzi, si organizzerà con l’ennesima conferenza stampa.

Prendiamo anche atto del fatto che sempre il consigliere Beretta non condivide il percorso di fusione in atto di Padania Acque.
Percorso che, ricordiamo, è stato sostenuto a gran voce dai sindaci dell’intera provincia nel luglio 2014, ratificato dal CdA dell’Ato nel settembre successivo.
Stupisce quindi la presa di posizione ufficiale del consigliere che, a quanto pare, dice una cosa ma poi ne fa un’altra. Per l’ennesima volta.
Forse più preoccupato a difendere qualche rendita di posizione piuttosto che l’intero percorso societario, anche perché una mozione di sfiducia, oltre agli evidenti errori di sostanza, non avrebbe alcuna valenza.
Va inoltre ricordato che, ad oggi, sono circa una settantina i Comuni che hanno deliberato (non certamente tutti a maggioranza di centrosinistra). Ma forse il consigliere non lo sa.

Nel merito dell’atto di indirizzo approvato dal consiglio comunale, è bene che il consigliere Beretta si informi, e vada a rileggere il decreto sblocca Italia, che sostiene invece il contrario di quanto asserisce, dando forza al percorso di aggregazione tra Padania Acque spa e Padania gestioni.
Percorso sostenuto anche dai pareri legali acquisiti che, oltre alla coerenza del percorso, ne sostengono la forza anche per evitare di “inciampare” nel cammino legale cominciato qualche anno fa dopo le sovvenzioni statali alle società dell’acqua, che hanno visto la stessa Padania vincere nei primi due gradi di giudizio tributario.

Per quanto riguarda la rappresentatività, ancora una volta il consigliere Beretta ha avuto dei cattivi informatori.
Il Comune di Crema attualmente pesa lo 0,04%, quota che rimarrà invariata. A differenziarsi sarà il peso del territorio cremasco, attualmente al 16%, che passerà al 30%, vedendo quasi raddoppiata la propria posizione. Questa è la reale rappresentatività del nostro territorio, sostenuta a forza dall’amministrazione di Crema, quale città capo comprensorio. Ad ulteriore riprova di questa riequilibrio territoriale, il fatto che la città di Cremona, invece, diminuirà la propria quota, proprio per riequilibrare il peso, la rappresentatività e la partecipazione di tutti i territori.

Come abbiamo invece detto in consiglio comunale, il percorso è talmente delicato ed importante che si farebbe volentieri a meno di queste gratuità.
Ne farebbero a meno i lavoratori di Padania, chi sta seguendo e gestendo il processo, i sindaci e tutti gli amministratori, passati e presenti, che in tanti anni hanno fatto in modo che oggi siamo ad un passo dalla realizzazione di un’unica società pubblica che gestirà il servizio idrico. Una società con una capacità di investimenti di 400 milioni di euro, sulla quale sarebbe gradita maggiore serietà.

Ma soprattutto ne farebbero a meno i territori e le patrimoniali che vedranno venir meno i loro canoni, come SCRP. Il vero passaggio critico e difficile di questo percorso, che preoccupa tutti, e che va affrontato con serietà, prudenza ed equilibrio.

Gianluca Giossi
capogruppo PD Crema

Soncino, primarie. 750 votanti. Gabriele Moro candidato sindaco Cambia Soncino con 336 voti

Risultati delle #primarie2015. 750 votanti. Grande affluenza.
GABRIELE MORO è il candidato sindaco di #cambiasoncino

Domenica 11 gennaio a Soncino si sono tenute le primarie della coalizione Cambia Soncino.
Quattro i partecipanti: Gabriele Moro (366 voti) Davide Pagliarini (195 voti), Roberto Grazioli (130 voti) e Giuseppe Cangini (59 voti).

Gabriele Moro è il candidato sindaco della lista Cambia Soncino alle prossime elezioni amministrative.

10610823_717822591658733_4447575461941250809_n

Cappella Cantone, Alloni (PD): “Nessuno vuole la discarica: Regione Lombardia revochi l’AIA”

Per Cappella Cantone è tempo di ripensamenti. Lo fa presente Agostino Alloni, consigliere regionale del Pd, sottolineando la nuova presa di posizione del Comune che “oggi non vuole più, come in un primo momento, la discarica di amianto”. Perciò, “davanti a un fronte compatto che vede ormai schierarsi anche la Provincia di Cremona, forse è il caso che Regione Lombardia ci ripensi e intervenga”, aggiunge Alloni.

Il modo che il presidente Maroni e il suo assessore all’Ambiente Terzi hanno per modificare la situazione è molto semplice, secondo il consigliere Pd: “Li invitiamo ufficialmente a valutare l’avvio di un procedimento di revoca dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) concessa, che è il livello su cui l’ente regionale può intervenire. E lo faccia subito: prima del pronunciamento del Consiglio di Stato”.
In questo senso, aggiunge Alloni, “sarebbe opportuno che il sindaco di Cappella Cantone formalizzasse per iscritto la richiesta di un nuovo parere che permetta di ripartire con la procedura”.

È “chiaramente una scelta politica – dice Alloni –, ma che va nella direzione auspicata dal territorio e, a questo punto, da tutte le sue istituzioni”.