“Dovremo contrastare conservatorismi di ogni tipo, dovremo superare resistenze e smentire scetticismi, dovremo chiamare a raccolta e mobilitare le tante energie sane e dinamiche di cui il Paese dispone e che sanno che senza il cambiamento non c’è futuro. Ecco, Presidente Renzi, i deputati del Partito Democratico nell’esprimere il voto favorevole al Decreto Madia vogliono dirvi che ci siamo, pronti ad affrontare e vincere questa sfida riformatrice”. Con queste parole la vice presidente Democratica della Camera, Marina Sereni, ha ribadito il sì del Pd al decreto per la Semplificazione e la trasparenza della Pubblica amministrazione.
Nonostante nel pubblico impiego lavorino competenze importanti, “persone valide che mediamente non godono di trattamenti economici particolarmente elevati – ha aggiunto – “il sistema nel suo insieme non funziona come dovrebbe e le inefficienze, le lungaggini, le storture e le arretratezze della Pubblica Amministrazione italiana sono, ormai da tempo, uno dei fattori che concorre a rendere il nostro Paese meno dinamico e competitivo di quanto potrebbe e dovrebbe essere”. Citando le statistiche del World Economic Forum e della Banca mondiale, Sereni ha parlato dello “scarto tra realtà e potenzialità, tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere”.
“Il Decreto che oggi convertiamo – ha spiegato Sereni – è un tassello di una strategia di riforma della Pubblica Amministrazione che richiederà ancora molta energia nei prossimi mesi”. Una riforma affidata ad un disegno di legge delega le cui linee di fondo – ha elencato – sono molto chiare: “semplificazione, innovazione, ringiovanimento delle competenze, efficienza, eliminazione degli sprechi, trasparenza, lotta alla corruzione”.
“Fisco, Giustizia, Mercato del Lavoro, Sblocca Italia, Pubblica Amministrazione: se riusciremo, come credo, nell’intento di rinnovare il sistema pubblico nel senso dell’efficienza e della qualità – ha concluso – “ una legislatura iniziata all’insegna della sfiducia e dell’antipolitica ridarà credibilità alle istituzioni democratiche e speranza agli italiani”.
Dovremmo cominciare la riforma della PA pensando di non buttare via 50 milioni di euro in acquisti illegali e contrastanti il DECRETO LEGISLATIVO 7 marzo 2005, n. 82 da parte della tanto decantata centrale unica degli acquisti.
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