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Riforma sanità. Alloni (PD): “è una grande incompiuta, migliorata dal lavoro delle opposizioni”

Nella riforma della sanità lombarda, che sarà approvata questa sera in Consiglio regionale dopo un lungo confronto, il Pd ha ottenuto ben sette delle dieci richieste di modifica avanzate alla vigilia dell’inizio della discussione in Aula. Il duro ostruzionismo delle opposizioni, che hanno presentato 25mila ordini del giorni e quasi tremila emendamenti, ha portato Maroni ad accettare di intavolare una trattativa che ha portato numerosi risultati.
Ecco i punti che sono stati recepiti:

1. I superticket su visite ed esami saranno modulati per reddito e saranno esenti i cittadini con reddito familiare fino a 30mila euro.
2. I manager sanitari non saranno più scelti liberamente alla Giunta ma la scelta dovrà avvenire all’interno di una short list (ampia da due a tre volte il numero delle figure da nominare) selezionata da una commissione indipendente secondo criteri di merito. Gli stessi manager saranno poi valutati attraverso indicatori di risultato che riguardano l’efficienza, la qualità dei servizi, la riduzione delle liste d’attesa e gli esiti sulla salute dei cittadini e non più esclusivamente il rispetto dei budget;
3. L’Agenzia di Controllo potrà verificare che l’appropriatezza delle cure effettuate. Sarà nominata dai gruppi di minoranza.
4. I DRG per le prestazioni più complesse saranno graduati secondo standard di qualità delle cure: le strutture saranno premiate o penalizzate in base all’adesione o meno a criteri che misurano le performance, i tempi di attesa e la qualità, premiando le migliori prassi e penalizzando le peggiori;
5. Le funzioni non tariffate (un miliardo di euro l’anno erogato secondo criteri discrezionali), alla base di molti scandali, saranno ridotte drasticamente, limitate ai pochi casi in cui la tariffazione è davvero impossibile.
6. Sarà incentivata la possibilità di prenotare visite ed esami, pagare il relativo ticket e ottenere i referti on-line, oppure direttamente in farmacia;
7. Sono stati reintrodotti i distretti sociosanitari, attraverso i quali i sindaci e le conferenze dei sindaci parteciperanno alla programmazione dei servizi sociosanitari del loro territorio. Tuttavia questi afferiranno alle ATS e non alle ASST, come avrebbe voluto il Pd.

Inoltre, sempre al tavolo tra i relatori e le opposizioni, sono stati inseriti in legge il piano regionale della prevenzione, che la prima formulazione cancellava, e l’osservatorio epidemiologico. Sono invece state respinte le proposte di cancellare le Ats in un’ottica di semplificazione e di istituire i piani sociosanitari territoriali.

Questo il commento del consigliere regionale del Pd Agostino Alloni: “Incassiamo alcuni risultati molto importanti, in primis la riforma dei ticket che saranno finalmente un po’ più equi, come il Pd chiede da anni. Avremo anche una sanità meno condizionata dalla politica e strumenti per scongiurare gli scandali del passato. Possiamo dire senza timore di smentite che il contributo dell’opposizione ha migliorato notevolmente il testo della maggioranza. Ma rimane una riforma a metà che non convince su molti punti, partita con grandi ambizioni ma alla fine la montagna ha partorito un topolino. Almeno per quanto riguarda il cremasco siamo riusciti comunque, a partire dal nostro primo emendamento, a raccogliere le istanze che arrivavano dal basso, correggendole appena in tempo: l’istituzione della Asst di Crema all’interno della ATS della Val Padana, è stata ottenuta, oltre che col nostro impegno, anche grazie al presidio dei sindaci che non hanno mancato di portare in Aula tutta la contrarietà del territorio sulla riorganizzazione della rete che avrebbe eliminato il distretto cremasco”.

Immigrazione. Galletti, PD:”Modello Cremona sia da esempio anche per altri Comuni!”

Colgo l’occasione di questo spazio per portare qualche riflessione sulla questione dell’accoglienza, auspicando che in città e in provincia si apra un dibattito serio dal quale possa scaturire qualcosa di concreto sul piano delle politiche locali e non solo.

L’argomento può essere affrontato con serietà se si parte da alcuni presupposti e da una presa d’atto piuttosto pragmatica. Le migrazioni non si fermano. E’ un dato di fatto, piuttosto “naturale” e normale, che quando le persone sono in difficoltà nel loro contesto, per ragioni diverse (problemi economici, guerre, carestie, disastri climatici, situazioni politiche, insoddisfazione personale ecc.), se ne vadano altrove a cercare una vita migliore, un futuro o anche solo la sopravvivenza.
Del resto, quanti di noi, nel mondo occidentale, riteniamo, o abbiamo ritenuto, di spostarci da casa pensando che, a torto o a ragione, altrove possiamo trovare il modo di migliorare la nostra condizione?
A torto o a ragione: non tutti coloro che partono sono certi di trovare ciò che fa per loro. Analogamente, non è detto che la destinazione sia effettivamente quella prescelta o che quella desiderata sia davvero adeguata alle proprie aspirazioni. Credo che questi comportamenti siano trasversali a tutte le persone, di qualsiasi provenienza.

Chi riceve le persone migranti (in fuga o meno poco importa in questo ragionamento) quale alternativa ha? Nessuna, se non quella di “accogliere” o, quantomeno, di riceverle ed ospitarle. Non si chiede alle popolazioni che “accolgono” di esserne felici. Questa è un’altra retorica. “Accogliere”, quando è imprevisto e non è una scelta, non è semplice e può creare scontento.
Accogliere comporta mettersi in gioco e non sempre si è disposti a farlo. Può non essere piacevole, non è semplice, non tutti sono in grado di mettere in discussione i propri punti di riferimento, le proprie certezze, materiali ed immateriali. L’esito dell’accoglienza dipende anche da chi si ha di fronte che, umano tanto quanto, in aggiunta alle difficoltà specifiche della condizione in cui si trova, può avere limiti e contraddizioni analoghe a quelli di chi accoglie.

Il Comune di Cremona e prima ancora la Prefettura, però, in questo frangente, non stanno chiedendo tutto ciò. Non si sta chiedendo di rivedere la propria identità o di rinunciare al proprio benessere. Non si chiede un atto di fede, seppure ci si aspetterebbe quanto meno un atteggiamento più coerente a quella cristianità a cui il nostro Paese e tanta Europa dicono di appartenere (vedasi i fatti di Crema).
Siamo di fronte a persone naufragate che sono state tratte in salvo da lavoratrici e lavoratori del mare, per dovere, prima ancora che solidarietà. Sono profughi perché in fuga. Sono irregolari perché non possiedono la documentazione richiesta per l’ingresso in Italia. In realtà non sono “clandestini” poiché non sono nascosti. Le loro storie raccontano che hanno investito i loro risparmi in un viaggio lungo, faticoso e disumano, di cui il nostro Paese in realtà non è necessariamente la destinazione finale, ma spesso diventa una gabbia che non dà pace a nessuno.

I fondi per far fronte a queste situazioni non vengono detratti da quelli dedicati ai servizi per la casa, l’assistenza sociale, il lavoro o destinati agli ammortizzatori sociali per disoccupati, inoccupati ecc. Se non esistesse questa emergenza, quei servizi sarebbero comunque tali e quali. Lascio poi ad altre sedi ogni commento al riguardo per evitare digressioni. “Emergenza”, a mio avviso, non è un termine sbagliato. Confermo il presupposto di partenza: le migrazioni sono fenomeni di ordinaria amministrazione, seppure con caratteristiche diverse a seconda delle epoche storiche.

Il nostro Paese dovrebbe prenderne atto e, così come definisce in via ordinaria le politiche economiche, sociali ecc., dovrebbe strutturare e mettere a regime le politiche per l’accoglienza. Tali politiche, come accade in altri ambiti, dovrebbero già prevedere protocolli e interventi ad hoc in casi di urgenza, di emergenza, o in frangenti particolari. Se ad esempio ci fosse una legge-quadro sull’Asilo, alcune situazioni ci coglierebbero meno di sorpresa.

Poiché non esiste un sistema organico e coordinato di politiche per l’accoglienza dei migranti e per l’inclusione socio-economica delle persone immigrate, strettamente ancorato e interconnesso ad altre politiche, ivi inclusa la politica estera e la cooperazione internazionale, i flussi migratori come quello attuale diventano necessariamente emergenza.
Finché non prendiamo atto di essere parte dell’Umanità, dei suoi processi e della sua storia, rimarremo impreparati sia culturalmente che dal punto di vista tecnico-operativo, nonostante i fondi.
Analogamente, finché il Paese non prenderà atto che ormai il baricentro del potere si è spostato oltre i confini nazionali, saremo sempre subalterni a politiche e decisioni che non comprendiamo, non condividiamo e non ci convengono nemmeno. E quelle vite umane che salviamo nel Mediterraneo, perché qui stiamo e altro non possiamo fare, non troveranno pace e non ci daranno pace.

Ecco allora che il fatto che la Città di Cremona sia riuscita ad accogliere in un anno 550 persone, in proporzione meno di una persona ogni 100 residenti (0,77%), in un contesto come quello sopra descritto, senza che ciò abbia davvero, a prescindere dalle sensazioni, impattato sulla quotidianità dei cittadini, è un dato di cui essere orgogliosi e per il quale plaudire l’Amministrazione Comunale, la Giunta e l’Assessora alla partita, le lavoratrici e i lavoratori dei servizi privati e le volontarie e i volontari delle Associazioni coinvolte.
I cittadini residenti, cremonesi o meno, nel frattempo, continuano a lavorare (o a non lavorare), ad andare in vacanza (o a non andarci), a condurre la vita di sempre, fortunata o meno che sia.

Con buona pace della Lega e di Casa Pound, il disagio della popolazione non si placa né con né senza migranti. La Lega e Casa Pound, e i loro rappresentanti nelle Istituzioni, perseverano in un atteggiamento anticostituzionale, pericoloso e, in un certo senso, “controproducente”. Cavalcano quella sensazione di diffidenza (che – per inciso – non credo sia corretto biasimare aprioristicamente) che le tante persone possono provare, la utilizzano per confondere i piani e la realtà, la trasformano in paura e inducono ad un comportamento aggressivo e miope.
Negli anni ne hanno ricavato consenso e voti, di conseguenza ruoli e potere (e denaro). Ma il potere (e il denaro) che hanno avuto negli ultimi anni, a livello europeo, nazionale, regionale, locale non sembra che abbia fermato le migrazioni. In buona sostanza, i contribuenti hanno pagato (e pagano) gli emolumenti ai leghisti per veder risolto il “problema immigrazione” e negli anni il problema è ancora tale. Forse i cittadini cominciano a capirlo e infatti i loro presìdi sono partecipati solo dai militanti più stretti e dai nuovi leghisti del terzo millennio.

Quanto a Picenengo, sarebbe bene tener separate le lamentele dei cittadini sul temporeggiamento dell’Amministrazione nella soluzione di alcune problematiche della zona, dalla diffidenza o dal disappunto sull’accoglienza di 26 persone profughe presso le ex scuole elementari. Se quelle persone non ci fossero, la zona avrebbe ancora le stesse problematiche.
L’ospitalità presso le ex scuole elementari, che nulla ha sottratto ai residenti poiché nessuno le avrebbe utilizzate, ha comportato invece la “ri-attivazione” di uno spazio abbandonato, già – peraltro – adibito tempo prima a centro di seconda accoglienza.

Ha ragione il Sindaco quando sostiene che questa vicenda può tramutarsi in un’opportunità inedita per il quartiere e per la città perché potrebbe dare avvio ad un progetto più ampio di rigenerazione urbana e di inclusione sociale, da restituire alla stessa cittadinanza locale, magari – auspico – unitamente a quegli interventi che sono comunque importanti e rivendicati dagli abitanti.

Io mi auguro che da questa esperienza si possa arrivare a parlare di un “Modello Cremona” e che il coraggio e la tenacia del capoluogo possano essere seguiti e rafforzati da altri Comuni della provincia.

Roberto Galletti
Segretario Cittadino PD Cremona

Feste de l’Unità. Piloni:”GRAZIE, MILLE VOLTE GRAZIE A TUTTI I VOLONTARI DELLE NOSTRE FESTE!”

Ad oggi siamo arrivati a metà strada per quanto riguarda l’Estate delle nostre Feste. Ben 7 su 14 si sono già tenute, ottenendo nella maggior parte dei casi dei buoni risultati. Feste che sono un po’ lo specchio del nostro partito, e che tentano di raccontare non solo una storia, ma anche un modo di fare politica appassionato ed onesto, cercando di far vedere il volto “buono” del fare Politica e del farla Insieme.

I volontari sono l’elemento più significativo del nostro Partito. Sono il vero motore delle nostre Feste.

A loro, a voi, va il ringraziamento più sincero e sentito per il lavoro messo in campo, la passione e il sudore (nel vero senso della parola!), che ha permesso la realizzazione di 14 feste nella provincia di Cremona.

Alcune di queste già svolte (da Pessina Cr.ese a Crema, passando da Pianengo, Romanengo, Vaiano cr.sco, Cremona, Sergnano con Capralba), altre sono cominciate in queste ore (Piadena e Soresina). Altre seguiranno nelle prossime settimane (Spino d’Adda, Pandino, Casalbuttano, Sospiro, Ombrianello).
Tante Feste, tanta gente che lavora e si rimbocca le maniche per contribuire fattivamente al partito e alla sua organizzazione, facendo fronte alla difficoltà che stiamo attraversando.

Con semplicità, ma dal cuore, il più forte GRAZIE!

Matteo Piloni, segretario Federazione PD Cremona

LE FESTE IN CORSO:
FESTA DE L’UNITA’ DI PIADENA
Da giovedì 23 luglio a domenica 2 agosto. Il programma su Programma Festa Piadena

FESTA DE L’UNITA’ DI SORESINA
Da venerdì 24 luglio a lunedì 3 agosto, Ippodromo. Il programma su soresina

FESTA DE L’UNITA’ DI SPINO D’ADDA
Da venerdì 31 luglio a lunedì 3 agosto, Cascina Carlotta.

FESTE DE L’UNITA’. I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Pandino, castello Visconteo. Da mercoledì 5 agosto a lunedì 17 agosto
Casalbuttano, centro sportivo. Da venerdì 7 agosto a martedì 18 agosto
Sospiro, da giovedì 27 agosto a domenica 30 agosto
Crema, podere Ombrianello. Da venerdì 21 agosto a mercoledì 2 settembre