È una norma a suo modo innovativa, per quanto riguarda Regione Lombardia. Supera una lunga inerzia. Arriva in Aula dopo un serio lavoro nelle Commissioni. Ma per come è stata strutturata, è carente e poco coraggiosa, non è una vera legge quadro, un testo unico. E ne paga pesantemente lo scotto delegando, tra l’altro, tutto alla Giunta. Ecco perché il Gruppo regionale del Pd, oggi, martedì 8 marzo 2016, durante la seduta di Consiglio regionale, ha votato contro la Revisione della normativa regionale in materia di difesa del suolo, di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e di gestione dei corsi d’acqua. “Non c’è contraddizione tra il lavoro svolto cui abbiamo partecipato anche noi, il fatto che consideriamo alcune norme di questo progetto di legge positive e il nostro voto contrario – spiega il consigliere regionale del Pd Agostino Alloni–. Tre aspetti negativi ci hanno spinto a non approvare il testo così come presentato. Il primo è la modalità legislativa che si viene a determinare con questo pdl, portando a un indebolimento nei rapporti tra Consiglio e Giunta, tra legislativo ed esecutivo: c’è un eccesso di delega, con un rimando continuo a provvedimenti di natura regolamentare che è ben vero saranno sottoposti all’esame delle Commissioni, ma in modo non vincolante. E dare una delega assoluta vuol dire consegnare un affidamento totale delle scelte in un campo delicatissimo come la gestione del suolo lombardo, a chi sta politicamente dalla parte opposta rispetto alla nostra. Non ci può trovare d’accordo una decisione del genere”.
Più tecnica la seconda ragione. “In provincia di Cremona quasi il 70% dei comuni ha problemi idrogeologici ma questo provvedimento è insufficiente – spiega Alloni -. Viene finalmente introdotto il principio dell’invarianza idraulica (ossia, in una determinata area la portata al colmo di piena deve essere costante prima e dopo la trasformazione dell’uso del suolo, ndr), ma serviva una strettissima e necessaria correlazione con il tema del consumo di suolo che invece manca. La legge regionale 31, infatti, dimostra che la Regione va nella direzione contraria rispetto alla difesa del suolo visto che nei pgt si conferma l’edificabilità di 500milioni di metri quadri di suolo lombardo. Il provvedimento non potenzia gli uffici AIPO attualmente con un numero insufficiente di personale tecnico. A Cremona abbiamo solo tre tecnici che si occupano di un’area molto vasta che copre anche altre province – aggiunge -: questo comporta non solo che molte opere non riescono ad essere completate da anni ma soprattutto ci sono finanziamenti che non vengono spesi per opere idrauliche per mancanza di addetti. Questo provvedimento inoltre rimanda a diciotto regolamenti di attuazione: se per la legge sul trasporto pubblico si trattava di nove regolamenti e, dopo quattro anni dalla sua approvazione, è ancora ferma al palo, non oso immaginare il futuro di questo provvedimento”.
Infine, la questione finanziaria che è stata sottolineata “persino dai banchi della maggioranza dove qualcuno ha detto che il provvedimento non ha benzina sufficiente per essere alimentato – ha ricordato ancora Alloni –. Le risorse dedicate, a parte quelle già previste in bilancio, sono meno di 400mila euro in tre anni e appaiono davvero esigue, rispetto alla grande esigenza del territorio lombardo. Non ce ne sono per i Comuni, né per i contratti di fiume, né per i cosiddetti progetti strategici di sottobacino. Insomma, ancora una volta si ripropone il modello delle nozze con i fichi secchi che desta parecchie perplessità sulla reale volontà di risolvere questi problemi”.