Nel corso di questo mandato, è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno del PD che chiedeva alla Provincia di contribuire a contrastare il fenomeno dell’omofobia anche attraverso la costruzione di un rapporto con il mondo del volontariato, dell’associazionismo e della scuola.
Allora il centrodestra votò il nostro documento, ma, come ben sappiamo, allora non erano previste manifestazioni di piazza e campagne elettorali: tuttavia la Giunta, irrispettosa di quell’indirizzo, non ha mai fatto nulla a riguardo, a differenza di tanti altri enti locali di diverso orientamento attivi su questo tema.
Ora, la decisione di uscire dalla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, ha il triste sapore di una scelta in spregio a quell’ordine del giorno, che manifesta tutta la superficialità sul tema non solo di questa Giunta, ma anche dei consiglieri di maggioranza, che probabilmente si saranno già scordati dell’atto approvato.
I temi etici devono essere oggetto di un dibattito costante e profondo fra opinioni e culture diverse, non possono ridursi ai gesti simbolici di una giunta che cerca di garantirsi qualche ultimo spicchio di visibilità.
L’arte di amministrare. La seconda giornata del corso per amministratori organizzato dal PD.i
Questa mattina si è tenuta la seconda giornata del corso per amministratori organizzato dal PD di Cremona.
Il tema dell’incontro, la programmazione territoriale, che ha visto gli interventi degli architetti Marco Turati, Maurizio Rossi e Carlo Dusi, insieme ad Enrico Manifesti, sindaco di casalmorano, e il consigliere regionale Agostino Alloni.
Come sempre moltissimi i partecipanti.
Il terzo incontro si terrà sabato 15 marzo, sempre dalle 9 alle 12 (sala Ial-Cisl via Dante), e tratterà il tema:”Patto di stabilità e scelte economiche del Comune.”
Interverranno Nadia Fontana, dirigente ragioneria comunale, Claudio Silla, sindaco di Casalmaggiore, e Agostino Alloni, consigliere regionale.
Galimberti ha incontrato i ferrovieri e i pendolari. “Il tema dei Treni riguarda il rilancio della città!”
Pendolari e ferrovieri a confronto sulle problematiche ferroviarie della città. Nel pomeriggio incontro al Dopolavoro Ferroviario di Gianluca Galimberti, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, con un gruppo di lavoratori su proposte programmatiche. In serata appuntamento con i pendolari, a cui alcuni ferrovieri hanno voluto partecipare.
“Il tema dei treni in questo territorio non riguarda solo la mobilità – ha esordito Gianluca Galimberti di fronte a pendolari e lavoratori -, ma è una questione che riguarda quale futuro si pensa per questa città, quale rilancio. Quello che sta succedendo questa sera, l’incontro tra pendolari e ferrovieri, è anche un metodo di lavoro. Ascolto-azione, confronto per arrivare a fare delle scelte. Un metodo che dovrebbe avvenire in diversi ambiti. La città, infatti, ha bisogno di riconnettersi. Cremona ha davanti delle sfde e non ha più tempo da perdere. Se continuiamo a rimanere fermi, Cremona rimarrà ai margini della Lombardia e del paese”.
Numerosi gli interventi dei pendolari in sala. Perdita del pendolino, aumento delle fermate, tempi di viaggio dilatati, alcuni dei punti emersi. “Chiediamo un treno veloce alla mattina e uno alla sera – ha detto un pendolare della Mantova-Cremona-Milano – I pendolari non sono rappresentati nei tavoli regionali, manca totalmente la comunicazione ai viaggiatori. Ci sentiamo presi in giro”. “Il colmo è che la situazione negli anni è andata peggiorando”, è intervenuta una signora della linea per Brescia. “Cremona – ha aggiunto un altro viaggiatore del Cremona-Milano – sofre del problema del binario unico, della scarsa manutenzione, della mancanza di pianifcazione, di materiale rotabile indecoroso”. “A Cremona c’è un problema infrastrutturale e di gestione della circolazione dei treni – ha detto un macchinista – Se non ci sono investimenti per raddoppiare il binario unico, l’unico modo è razionalizzare l’esistente”.
“La consapevolezza che l’amministrazione ha un margine di manovra limitato c’è tutta – ha concluso Galimberti – Ma bisogna capire quali possono essere le proposte. E dove il Comune non può operare, deve essere portatore di istanze. C’è un ruolo politico che va giocato a livelli diversi, in Regione e a Roma. La questione fondamentale è il rilancio della città. Perché se le istanze vengono portate da una città che non muove un dito, non sono considerate. Voi rappresentate una ricchezza per la città, ma la città deve rispondere, muovendosi”.
L’incontro con i ferrovieri
Un confronto concreto sui problemi ferroviari del territorio con la stesura di alcuni proposte programmatiche. Nel pomeriggio di venerdì 7 marzo, Gianluca Galimberti, candidato sindaco della coalizione del centrosinistra, ha incontrato un gruppo di ferrovieri al Dopolavoro Ferroviario.
“Uno dei punti del programma – ha esordito Gianluca Galimberti – sarà quello di collegare Cremona con altre città strategiche. Insieme lavoriamo per stilare proposte puntuali. Azioni concrete che l’amministrazione può fare, elaborate con gruppi di cittadini, lavoratori e pendolari. E quando il Comune non può agire, perché certe questioni non dipendono dall’ente locale, l’amministrazione si deve fare interprete presso Regione e Ministero, insieme a tutta la città e in sintonia con altri comuni del territorio per dire basta a questa situazione insostenibile”.
Treni diesel, raddoppio linee, razionalizzazione degli orari, interconnessioni con altre linee più efficienti, materiale rotabile in base all’affluenza, alcuni degli argomenti affrontati durante l’incontro.
“Il tema del trasporto ferroviario e del collegamento con altre città – ha concluso Galimberti – è un tema fondamentale perché l’isolamento del territorio porta necessariamente all’esaurimento di questo territorio”.
L’intervento dell’on. Cinzia Fontana sulle “dimissioni in bianco”
PROGETTI DI LEGGE: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie
CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, signore rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la relatrice, onorevole Maestri, ha non solo ampiamente illustrato i contenuti del provvedimento oggi in esame, ma anche dei percorsi e passaggi che, sul tema delle dimissioni in bianco, hanno interessato i lavori parlamentari della XV, XVI e XVII legislatura.
Ero qui alla Camera nel 2007, quando approvammo, praticamente all’unanimità (430 voti favorevoli su 433 votanti), la legge n. 188. C’era, in quella discussione, un filo conduttore che attraversò gli interventi di tutti i gruppi e cioè che con quel provvedimento si metteva un altro tassello per garantire l’esercizio concreto dell’articolo 35 della Costituzione, in base al quale la Repubblica deve tutelare il lavoro, che invece, con la vergognosa pratica delle dimissioni in bianco, subiva un’inaccettabile, insopportabile e palese violazione.
Il regolamento applicativo fu approvato nel gennaio 2008, a Camere sciolte, e la legge non poté perciò esplicare i suoi effetti, visto che, pochi mesi dopo, con l’insediamento del Governo Berlusconi, venne immediatamente abrogata. Forte fu, negli anni successivi, la sollecitazione che veniva dal Paese a dare un segnale di civiltà per contrastare una pratica odiosa come quella delle dimissioni in bianco.
Nel 2012 abbiamo reintrodotto, all’interno della legge Fornero sul mercato del lavoro, una serie di disposizioni che puntavano all’inasprimento e all’allargamento dei controlli, con un meccanismo a valle di condanna amministrativa, con un doppio percorso, uno alternativo all’altro. Questo meccanismo risulta però essere farraginoso, insufficiente ed aggirabile.
Da queste considerazioni, quindi, la proposta del testo unificato oggi in aula, testo unificato di due proposte di legge, una del gruppo di SEL ed una del nostro gruppo, PD, a prima firma della collega Bellanova, oggi sottosegretario proprio al Ministero del lavoro.
Il testo unificato si pone l’obiettivo di prevenire a monte l’abuso della firma in bianco.
Vorrei sgombrare subito il campo da alcuni equivoci, che rischiano di farci fare una discussione sbagliata e distorta e che rischiano di creare incomprensioni fra di noi su un tema su cui il consenso dovrebbe essere invece il più alto possibile.
Primo equivoco: la norma sarebbe vessatoria nei confronti dei datori di lavoro, perché complicherebbe la vita delle imprese.
Voglio qui contestare fermamente questa tesi, che non incarna, anzi distorce lo spirito reale del provvedimento. In primo luogo, per una ragione di fondo: perché considero oggi veramente fuori luogo e fuori tempo che una norma di buonsenso, di tutela e di giustizia verso chi è più debole venga vissuta come contrapposizione all’impresa. In secondo luogo, perché anche questo è un servizio alle imprese sane, che sono tante e che, applicando correttamente le leggi e i contratti, subiscono la concorrenza sleale di coloro che abbattono i costi, evadendo obblighi e responsabilità sociali. Insomma, uno strumento di giustizia per i lavoratori e per le stesse imprese.
Secondo equivoco: la norma introdurrebbe rigidità ed ulteriore burocrazia.
Al contrario, io qui voglio evidenziare che la proposta, nel prevedere l’utilizzo di semplici moduli numerati, facilmente scaricabili da Internet da parte del lavoratore per evitare inutili procedure burocratiche, va proprio nella direzione della semplificazione e del superamento di un meccanismo tortuoso e poco chiaro come è quello oggi in vigore. È semmai nel decreto attuativo, che il Ministero deve disporre, che chiediamo di prestare particolare attenzione alla procedura affinché abbia proprio l’obiettivo vero di una semplificazione.
Terzo equivoco: la norma avrebbe un sapore squisitamente ideologico.
Voglio sottolineare che le dimissioni in bianco sono, prima di tutto, una pratica illegale, che va contrastata come tale attraverso norme che ne evitino l’abuso. Una pratica illegale tanto più ignobile in quanto colpisce lavoratrici e lavoratori attraverso un abuso di potere e una lesione della loro dignità. Tra questi, poi, colpisce in misura maggiore le donne e, in particolare, le donne che scelgono la maternità. Dovremmo quindi considerare ideologia difendere il valore sociale della maternità e il valore sociale del lavoro delle donne? (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà)
Per noi questo provvedimento va considerato, molto semplicemente, come un’ulteriore politica pubblica che promuove la buona e giusta occupazione, che affronta un tema di civiltà e lo affronta con un approccio preventivo e non punitivo né repressivo.
Auspico veramente che nel prosieguo dei lavori si trovi la convergenza più ampia di tutti i gruppi parlamentari per arrivare all’approvazione di una norma di civiltà, una norma che può solo tenerci in sintonia con le esigenze profonde di dignità del mondo del lavoro.
Concludo sottolineando che considero un bel segnale, un segnale positivo, che questa Camera abbia deciso di aprire la discussione sulle linee generali alla vigilia della giornata dell’ 8 marzo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
Una città senza discriminazioni, proposte per famiglie e luoghi di confronto
Il settimanale Vita Cattolica, in occasione della manifestazione delle Sentinelle in piedi contro il ddl Scalfarotto, con – in contemporanea – la mobilitazione dell’Arcigay, ha chiesto al candidato sindaco Gianluca Galimberti un intervento, pubblicato il 6 marzo a pagina 13 con il titolo ‘Voglio una città senza discriminazioni’. Lo riproponiamo qui di seguito.
“La mia storia personale e le mie profonde convinzioni da sempre mi hanno portato a credere che uno straniero, una persona con handicap, una persona di altra religione, un omosessuale, ognuno porta in sé il segno di una personale originalità, che ci ricorda sempre come in realtà ognuno di noi sia differente dagli altri. Lottare contro ogni discriminazione e violenza nei confronti di chi è diverso da noi significa quindi impegnarsi perché la nostra società affermi che l’incontro con l’altro è incontro tra differenze, che possono riconoscersi e insieme costruire una convivenza giusta. Ogni legge che si ponga contro discriminazioni e violenze legate a motivi religiosi, etnici, sessuali è importante, a patto che contemporaneamente non impedisca ad alcuno di esprimere la propria opinione. Io credo che su queste idee occorra ascoltarsi e imparare a confrontarsi ed ho sempre lavorato e sempre lavorerò per costruire luoghi in cui questo confronto possa avvenire. Nel dialogo, come ascolto reciproco e dialettica tra diversi, risiede la condizione della ricerca della verità di cui nessun uomo può ritenersi depositario al di fuori di un’autentica relazione. Poiché ogni differenza, compresa quella di genere, tra uomo e donna, è un valore, compito di uno stato democratico è tutelare le differenze da ogni discriminazione ideologica. La democrazia, anche in un comune, è arte della “traduzione”, come capacità di tradurre linguaggi diversi, a volte stranieri tra loro, parlati in una comunità in cambiamento, per costruire un incontro possibile. È l’impegno che intendo assumere personalmente anche in luoghi istituzionali come il consiglio comunale. Un cristiano laico, quando chiamato ad ricoprire incarichi pubblici, a partire dalle proprie idee e ragioni, deve essere amministratore di tutti, nessuno escluso, cercando di operare per la migliore mediazione possibile, affinché si affermi un “bene comune”. Contrapposizioni senza capacità di confronto hanno spesso impedito di costruire concrete soluzioni: forse anche per questo la centralità della famiglia è spesso solo nelle dichiarazioni strumentali di alcuni e l’affermazione di diritti sociali importanti non è ancora raggiunta. Lo dico con rispetto: non parteciperò a manifestazioni pro o contro. Continuerò a lavorare a fondo, nel quotidiano, per contribuire con altri a realizzare proposte per le famiglie, per collaborare alla costruzione di una città senza discriminazioni, per favorire luoghi di confronto per il bene della società in cui vivo e per cui mi impegno”.
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