Dibattito sulla fiducia al governo Renzi. L’intervento del Sen. Pizzetti

Ecco il testo integrale dell’intervento del Senatore Luciano Pizzetti in occasione dell’approvazione della mozione di fiducia al governo Renzi. Il Presidente del Consiglio ha poi risposto nelle sue conclusioni alle considerazioni del Senatore del PD cremonese, con il proposito di approfondire i suggerimenti in tema di riforme istituzionali.

LUCIANO PIZZETTI (PD).
Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, buon lavoro. Lei ci ha chiesto fiducia e noi le daremo fiducia, con la franchezza e la lealtà da lei sollecitate.
Abbiamo sentito le sue dichiarazioni: sono impegnative, direi molto impegnative. Delineano uno sforzo riformatore straordinariamente consistente in un tempo straordinariamente breve. Il buon esito di tale sforzo poco ha a che fare con il coraggio; molto ha a che fare con la responsabile consapevolezza. Perciò avrà bisogno del sostegno convinto di tutta la sua maggioranza, i cui confini parlamentari sono ben delineati e non suscettibili di movimenti carsici.
Una maggioranza ancora anomala, perché non figlia di un esito elettorale bipolare, ma una maggioranza ben più politica di quella che ha dato vita al Governo Letta e di quella che lo ha sostenuto dal momento in cui Berlusconi ha lasciato quest’Aula a seguito del voto sulla decadenza. Più politica e meno emergenziale. Sono le dichiarazioni che lei ha delineato ad imprimerle questo carattere: riforme economiche, istituzionali, civili ed organizzative. E’ la presenza nel Governo dei segretari delle principali forze politiche che la sostengono a caratterizzarla così. E` il confine temporale di legislatura da lei indicato a darle questo segno.
Lei si e`assunto – dunque – un compito serio, e non è interesse dell’Italia che lei fallisca. Perciò, noi la sosterremo con responsabilità e con lealtà: con responsabilità, perché abbiamo a cuore l’Italia; con lealtà, che non e` quella data dalla disciplina di partito, tanto meno dal timore del voto anticipato (una sorta di propensione «scaldaseggiola»). Quella lealtà che viene dal senso di comunità del Partito Democratico, «ditta» o meno che sia, e dalla volontà di sospingere riforme. Una lealtà – le assicuro – ben maggiore di quella a volte riservata al suo predecessore. Non ci saranno quotidiani comunicati di distinguo dalle scelte del Governo. Lei rappresenta in persona il nostro Governo, non un Governo amico.

Le chiediamo di mettere un’attenzione straordinaria alle questioni dell’impresa e del lavoro e di avere come stella polare la giustizia e l’equità. Per dare vigore al sistema democratico un ruolo primario spetta alle riforme costituzionali e ordinamentali (senza di esse il Paese non decollerà, anche se il PIL tornerà a crescere): un sistema istituzionale e produttivo di buone norme, capace di accompagnare l’evoluzione sociale e civile del Paese, capace di riconnettere i cittadini allo Stato.
La riduzione dei costi della politica è un tassello: il pilastro è l’efficientamento del sistema. Lei ha insistito sul tassello e ha delineato il pilastro. Un pilastro che, affinché sia portante, ha bisogno di un’ulteriore immissione di idee.
Signor Presidente, sulla legge elettorale, ad esempio, il testo in discussione alla Camera della deputati va rafforzato e migliorato nel suo spirito maggioritario, selettivo della rappresentanza politica e degli eletti, garante della parità di genere. Forze politiche estranee alla maggioranza sono preziose nel definire una buona legge, ma non possono imporre alla maggioranza la propria visione. Le maggioranze politiche non possono essere variabili; se così fosse verrebbe meno la maggioranza stessa.
Sulle riforme costituzionali vogliamo discutere a partire dalla fine del bicameralismo italico, affidando alla sola Camera il compito di dare fiducia al Governo e la preminente funzione legislativa.
Ciò detto, in modo convinto e non da ora, il tema è: il Senato è costo superfluo e residuale? O deve essere un cardine di garanzia democratica della nuova Repubblica? Noi pensiamo che debba essere così: non un’istituzione ad elezione diretta, bensì di rappresentanza in una moderna Repubblica federale. Rivisti e riadattati, possono davvero essere punti di riferimento i modelli senatoriali tedesco o francese (forse più il secondo del primo), con funzioni co-legislative su norme costituzionali, diritti civili e rapporti con Regioni ed enti locali; con funzione di controllo e verifica sulle nomine di alti dirigenti dell’amministrazione statale, anche come supporto alla giusta iniziativa contro il moloch della burocrazia; con funzioni di inchiesta parlamentare; con ruoli sulle nomine delle Authority.
Noi ci siamo; noi vogliamo essere protagonisti di questo processo di riforma; vogliamo essere protagonisti di un passo avanti, non di uno indietro. Noi siamo pronti – lo dico a lei e alla neo Ministra per le riforme costituzionali – ad agire affinché la prima lettura del disegno di legge di riforma costituzionale possa concludersi entro l’avvio della Presidenza italiana del semestre europeo, per darle ulteriore forza in quell’appuntamento. In questo contesto il Titolo V va certamente rivisitato, non con la categoria del pentimento bensì con quella del miglioramento. La Repubblica funziona se tutti i livelli sono responsabilizzati, ovviamente con il principio di salvaguardia degli interessi nazionali in capo allo Stato. La soluzione sta in ciò, non nel riaccentramento statalista. La stagione federalista non va azzerata ma completata, e la funzione del nuovo Senato va pensata in questa chiave. Per questo sarebbe un grave errore – glielo dico franca-mente, presidente Renzi – separare la riforma del Senato dalla riforma del Titolo V. Ci ripensi nella sua idea di far partire in rami diversi del Parlamento queste riforme, perché tutto si tiene, soprattutto dentro un’idea di Repubblica federale.
Insomma, per concludere, noi non ci sentiamo tacchini né sul tetto né sul piatto. Siamo consapevoli delle emergenze e dei bisogni di cambiamento: e` in gioco l’Italia. Perciò, nel rispetto dei ruoli di Governo e Parlamento, lei troverà in noi non dei resistenti, ma dei sollecitatori. Con questo spirito, voteremo la fiducia a lei e al suo Governo.

Corso di formazione per amministratori. Da sabato 1 a sabato 22 marzo

Sabato 1 marzo prenderà il via il corso di formazione per amministratori della Provincia di Cremona, organizzato dal PD.

Ad oggi sono più di 50 le iscrizioni che sono pervenute, il che ci rende soddisfatti per la risposta ottenuta ma soprattutto per l’interesse dimostrato.

Per chi ancora volesse, è possibile iscriversi presso la sede del PD di Cremona inviando una mail a info@pdcremona.it oppure telefonando al num. 0372.49591

Il primo appuntamento si terrà sabato 1 marzo, dalle 9 alle 13 presso la sede Ial-Cisl di via Dante 121, dal titolo:

Democrazia locale. Ruolo, strumenti e responsabilità dell’amministrare oggi.

Interverranno Elena Bernardini (avvocato, cons. comunale Pizzighettone), Ivana Cavazzini (sindaco Drizzona, pres. piccoli Comuni Anci Lombardia), Andrea Virgilio (capogruppo PD in provincia), Alessandro Lanfranchi (ex sindaco, vice presidente Padania Acque).

 Di seguito il programma:

Corso by Web

Virgilio, PD: “Su EXPO serve una strategia chiara e condivisa”

Il gruppo provinciale del PD chiederà al Presidente Salini di aggiornare il Consiglio in merito alle strategie ed alle scelte che l’Amministrazione Provinciale sta effettuando in vista  dell’Expo.

Nel corso della commissione  Affari Istituzionali dello scorso novembre, si è ribadito che  la Provincia e le maggiori Istituzioni ed Organizzazioni economiche cremonesi, hanno avviato da tempo un dialogo per addivenire ad un’azione congiunta, tesa alla valorizzazione delle eccellenze agro-industriali, culturali, artistiche e turistiche  del territorio.

Tuttavia, emergono ritardi e difficoltà rispetto ad altri contesti territoriali; inoltre, recentemente, l’Assessore Matteo Soccini, ha tracciato un percorso di collaborazione con le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova che non ci sembra rientrare nel contenuto e nelle strategie del protocollo recentemente siglato a livello territoriale.

Su questa partita il PD cremonese teme la debolezza della collaborazione fra i principali enti pubblici, constatiamo infatti una pesante difficoltà del comune capoluogo e della Provincia  nel portare avanti un percorso condiviso: in questa fase, è invece fondamentale unire le forze e correre tutti nella stessa direzione.

L’Expo potrebbe essere la grande occasione per dare una prospettiva innovativa al territorio e anche per avere qualche ricaduta positiva sul trasporto ferroviario.

Chiederemo, pertanto, la possibilità di convocare la commissione di riferimento, invitando anche i Sindaci che in passato hanno chiesto di essere coinvolti nel merito.

Primarie Cremona. Vince GALIMBERTI con il 71,09%. Hanno votato in 2327. I risultati in ogni seggio.

Una bella giornata di sole, e di Democrazia.

In questo clima si sono svolte le primarie del centrosinistra a Cremona che hanno visto la partecipazione di 2327 votanti.

Gianluca Galimberti ottiene il 71,09%, Rosita Viola il 21,76% e Carletti il 7,24%.

Di seguito il file con i risultati seggio per seggio. Risultati_Primarie_Sindaco_Cremona_2014

“Una buona affluenza – commenta Matteo Piloni, segr. PD – e soprattutto un ottimo risultato per il nostro candidato, Galimberti. Con lui ora la città può davvero ripartire. In questi anni il centrodestra non ha messo in atto alcuna ricetta contro la crisi. Con Galimberti si può rilanciare lo sviluppo di questa città.”

Infine un ringraziamento ai tanti volontari che hanno organizzato le primarie.

“A loro va il ringraziamento più grande. Aver organizzato 17 seggi, senza alcun intoppo, dimostra il livello organizzativo che abbiamo e che metteremo in campo per la campagna elettorale. Tutti hanno fatto un gran bel lavoro!”

Di seguito il LINK per riascoltare il discorso di Galimberti dopo la proclamazione. http://gianlucagalimberti.it/videos/galimberti-vince-le-primarie-vinciamo-le-elezioni-insieme/