Il consigliere Beretta ha aperto il nuovo anno con il suo sport preferito: il lancio di accuse.
Accuse molto pesanti nei confronti del presidente di Padania Acque Alessandro Lanfranchi, parlando di censura, di atti impropri e illegittimi.
Invitiamo il consigliere Beretta a portare quanto dichiara nelle sedi opportune, e non solo sulle colonne di un giornale per ritagliarsi la consueta visibilità. Ma sappiamo che non lo farà e, anzi, si organizzerà con l’ennesima conferenza stampa.
Prendiamo anche atto del fatto che sempre il consigliere Beretta non condivide il percorso di fusione in atto di Padania Acque.
Percorso che, ricordiamo, è stato sostenuto a gran voce dai sindaci dell’intera provincia nel luglio 2014, ratificato dal CdA dell’Ato nel settembre successivo.
Stupisce quindi la presa di posizione ufficiale del consigliere che, a quanto pare, dice una cosa ma poi ne fa un’altra. Per l’ennesima volta.
Forse più preoccupato a difendere qualche rendita di posizione piuttosto che l’intero percorso societario, anche perché una mozione di sfiducia, oltre agli evidenti errori di sostanza, non avrebbe alcuna valenza.
Va inoltre ricordato che, ad oggi, sono circa una settantina i Comuni che hanno deliberato (non certamente tutti a maggioranza di centrosinistra). Ma forse il consigliere non lo sa.
Nel merito dell’atto di indirizzo approvato dal consiglio comunale, è bene che il consigliere Beretta si informi, e vada a rileggere il decreto sblocca Italia, che sostiene invece il contrario di quanto asserisce, dando forza al percorso di aggregazione tra Padania Acque spa e Padania gestioni.
Percorso sostenuto anche dai pareri legali acquisiti che, oltre alla coerenza del percorso, ne sostengono la forza anche per evitare di “inciampare” nel cammino legale cominciato qualche anno fa dopo le sovvenzioni statali alle società dell’acqua, che hanno visto la stessa Padania vincere nei primi due gradi di giudizio tributario.
Per quanto riguarda la rappresentatività, ancora una volta il consigliere Beretta ha avuto dei cattivi informatori.
Il Comune di Crema attualmente pesa lo 0,04%, quota che rimarrà invariata. A differenziarsi sarà il peso del territorio cremasco, attualmente al 16%, che passerà al 30%, vedendo quasi raddoppiata la propria posizione. Questa è la reale rappresentatività del nostro territorio, sostenuta a forza dall’amministrazione di Crema, quale città capo comprensorio. Ad ulteriore riprova di questa riequilibrio territoriale, il fatto che la città di Cremona, invece, diminuirà la propria quota, proprio per riequilibrare il peso, la rappresentatività e la partecipazione di tutti i territori.
Come abbiamo invece detto in consiglio comunale, il percorso è talmente delicato ed importante che si farebbe volentieri a meno di queste gratuità.
Ne farebbero a meno i lavoratori di Padania, chi sta seguendo e gestendo il processo, i sindaci e tutti gli amministratori, passati e presenti, che in tanti anni hanno fatto in modo che oggi siamo ad un passo dalla realizzazione di un’unica società pubblica che gestirà il servizio idrico. Una società con una capacità di investimenti di 400 milioni di euro, sulla quale sarebbe gradita maggiore serietà.
Ma soprattutto ne farebbero a meno i territori e le patrimoniali che vedranno venir meno i loro canoni, come SCRP. Il vero passaggio critico e difficile di questo percorso, che preoccupa tutti, e che va affrontato con serietà, prudenza ed equilibrio.
Gianluca Giossi
capogruppo PD Crema