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Scuola, la Regione intervenga: deve fare di più, meglio e in fretta. Priorità ai giovani

Il Tar della Lombardia ha dato ragione ai ragazzi e alle loro famiglie, un gruppo di medici e ricercatori fa ricorso per lo stesso motivo: far rientrare i ragazzi delle scuole superiori in aula. E la Regione che fa? Impugna le sentenze. “Non si può aspettare oltre ad agire per farli rientrare in sicurezza. Anziché impugnare la sentenza, Fontana e la giunta regionale dedichino risorse e attenzione a fare meglio, di più e presto, sia sul trasporto pubblico locale, raccordandosi con chi sui territori, nei tavoli prefettizi, ha lavorato tanto, sia su tracciamento, tamponi e sorveglianza sanitaria. Lo abbiamo già detto e chiesto più volte e lo ribadiremo anche con una mozione in consiglio regionale, perché finora non è stato fatto abbastanza. Dunque, non si perda altro tempo, bisogna agire subito” commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Matteo Piloni annunciando il documento che il PD presenterà durante la prossima seduta di consiglio, insieme ad altre forze di opposizione.

“La giunta Fontana ha tergiversato e sottovalutato fin troppo la questione – incalza Piloni – senza preoccuparsi del fatto che questi giovani pagheranno nel futuro la situazione che si è creata. Le denunce presentate dai cittadini dimostrano che c’è sfiducia e che anche da loro la Regione viene considerata incapace di gestire il problema. La Regione si deve occupare del trasporto pubblico, anche rivolgendosi ai privati, deve mettere a disposizione delle scuole tamponi, deve programmare rapidamente il vaccino anti-Covid per il personale, deve istituire dei presidi sanitari nelle singole scuole” conclude Piloni, ricordando i punti della mozione che propone, infine, di prevedere anche possibili differenziazioni subregionali.

Il Partito Democratico lombardo al lavoro per una radicale riforma della sanità regionale

Il Partito Democratico e il gruppo consiliare PD in Regione Lombardia sono al lavoro hanno chiesto alle istituzioni regionali che la discussione sulla riforma della sanità lombarda avvenga in modo aperto e pubblico: non è possibile che una questione così importante si tenga, tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo, esclusivamente dentro al centrodestra. La sede di questo lavoro deve essere quella propria, ovvero la commissione sanità del consiglio regionale. Il gruppo regionale PD non si è limitato a questa richiesta, ma ha impostato una propria proposta perché il cambiamento di cui c’è bisogno sia radicale.

La pandemia, davanti alla quale è risultato chiaro a tutti come l’organizzazione sanitaria di Regione Lombardia non abbia saputo reggere, ha ben dimostrato la necessità di una riforma dell’intero sistema. L’orizzonte è rappresentato dalla legge regionale 23/2015, che era stata voluta da Maroni ed è stata poi portata avanti da Fontana, la cui sperimentazione scadrà a fine anno. È qui che si può intervenite per la radicale svolta che il PD chiede a livello regionale. Fin dal luglio scorso sono stati coinvolti nel lavoro di elaborazione medici, scienziati, esperti e amministratori locali per formulare una coraggiosa proposta alternativa. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ne ha parlato nei giorni scorsi, e ora si sta lavorando per definire e affinare le linee di quella che dovrà essere un’autentica rivoluzione, per la quale sarà necessario investire ingenti risorse da reperire anzitutto attraverso il MES e il Recovery Fund. Spetterà poi al gruppo regionale democratico, dopo un’ulteriore approfondimento, portare le proposte nell’unico luogo in cui esse devono essere presentate: l’assemblea legislativa di Regione Lombardia.

Il Partito Democratico ritiene innanzitutto che che vada modificata profondamente la governance stessa della sanità lombarda: medici e operatori sanitari devono poter lavorare sulla base di direttive chiare, cosa che nell’emergenza Covid è del tutto mancata. Occorre un’agenzia dedicata esclusivamente a ricerca e innovazione, le ATS vanno completamente riviste e dovrà essere un’agenzia regionale unica a dare linee unitarie e univoche valide per tutta la Regione. Il rapporto tra pubblico e privato andrà rivisto radicalmente, la medicina territoriale va valorizzata e non penalizzata, coinvolgendo direttamente i sindaci e recuperando il ruolo dei medici di base all’interno di unità socio-sanitarie con vera competenza sul loro territorio di riferimento. Il lavoro su questa proposta di riforma è tuttora aperto non solo al PD, ai suoi sindaci e amministratori locali, ma anche alle forze del centrosinistra, ovviamente a tutto il mondo della sanità e al contributo dei cittadini. E’ già in programma un nuovo incontro del Forum regionale sanità e da qui fino a Natale sono previste discussioni (online) in tutte le Federazioni provinciali. In vista della modifica della legge regionale 23/2015, che nei primi mesi del prossimo anno entrerà nel vivo, occorre l’impegno di tutti.

Modalità di apertura della Federazione PD di Cremona

In rispetto delle normative vigenti sul contenimento dell’epidemia Covid-19, si avvisa che da venerdì 06 novembre 2020 fino al termine delle misure più restrittive in Regione Lombardia (zona rossa) gli uffici della Federazione provinciale del Partito Democratico sono chiusi al pubblico. Il personale dipendente e i volontari proseguono le attività in “smart working”, garantendo la reperibilità telefonica in sede nelle sole giornate di martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9,30 alle 12,00. Per improrogabili esigenze di carattere amministrativo e organizzativo è possibile recarsi presso gli uffici di Cremona (Via Ippocastani 2) solamente nei giorni ed orari di reperibilità, previo appuntamento.

Si comunica inoltre che gli eventi, le riunioni e le iniziative in presenza su tutto il territorio provinciale sono sospese fino a nuova ordinanza e potranno tenersi solo in modalità a distanza.

Zingaretti: “Il nemico è il virus, non le regole. Bene il Decreto Ristori: ora aiuti puntuali ad imprese e famiglie in difficoltà”

Il governo ha approvato un decreto-legge straordinario che prevede una serie di misure economiche per aiutare il sistema produttivo italiano a reggere l’urto della seconda ondata di contagi che si è abbattuta con particolare forza sul nostro Paese. Misure che aiutano le tante attività economiche che da qualche giorno sono state temporaneamente chiuse, come palestre, piscine, centri benessere, centri termali, teatri, cinema, sale da concerto, discoteche, sale gioco e impianti sciistici, o che hanno subito tagli nell’orario e nei giorni di apertura, come bar, ristoranti, pub, locali, gelaterie e pasticcerie. Senza però dimenticarsi di tutti coloro che rischiano o hanno già perso il lavoro e di quelle famiglie che in questo momento difficile non possono contare su altri aiuti.

Il Partito Democratico aveva preso un impegno con i gestori delle attività limitate dalle nuove disposizioni di contrasto al Coronavirus: noi non li avremmo lasciati soli. Per questo motivo, nel cosiddetto “Decreto Ristori”, è previsto lo stanziamento di 2,4 miliardi a sostegno di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, palestre, piscine, discoteche, parchi divertimenti, teatri e così via. Si tratta di contributi interamente a fondo perduto, fino a 150mila euro e maggiorati. Significa, cioè, che bar, gelaterie, pasticcerie, alberghi e case vacanze riceveranno il 150% in più di quanto preso in precedenza, col “Decreto Rilancio”. Ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine e altri impianti sportivi, sale da gioco, centri benessere e termali il 200% in più. Discoteche e sale da ballo, per via della chiusura prolungata, il 400%. Non solo: si tratta di contributi che arriveranno subito, entro il 15 novembre. Uno sforzo economico importante, ma giusto e necessario per tutte queste queste attività. Anche l’aspetto sociale e occupazionale non è stato dimenticato dal con il “Decreto Ristori”: non possono essere i lavoratori a pagare le conseguenze della crisi. Oltre a confermare il blocco dei licenziamenti fino al 31 gennaio, il governo ha stanziato altri 1,6 miliardi per prorogare la Cassa Integrazione. Nessuno deve essere lasciato solo. Solo sostenendo chi oggi è più in difficoltà l’Italia potrà ripartire. Perché nessuno deve essere lasciato solo, ora più che mai.

“Proteggere l’Italia dal virus è la nostra priorità. Nessuno deve perdere la speranza di potercela fare!” Così il segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti a commento delle misure varate dal governo. “Ogni nostra energia deve essere spesa per sbarrare la strada al Covid . aggiunge Zingartetti – innanzitutto per salvare vite umane e poi perché solo sconfiggendo il virus potremo tornare alla normalità economica e sociale. Lo ripeto ancora una volta: il nemico è il virus, non le regole che ci diamo per fermarlo. Ora siamo entrati in una nuova fase critica, che ci impone la massima serietà, velocità e concretezza. Ci arriviamo con un sistema sanitario più forte e con la consapevolezza delle azioni più utili per condurre la battaglia. Ma anche più provati. Il livello di stress degli italiani è ormai altissimo: per la paura della malattia che ci minaccia; per le ferite del trauma subito; per il dolore per i cari che abbiamo perso; per l’incertezza su quello che accadrà; per l’insicurezza sul lavoro e nelle relazioni sociali. Massima attenzione quindi ai nervi tesi del Paese. Massima attenzione a chi scende legittimamente in piazza per esprimere paura e chiede di non essere abbandonato e a chi vive questa situazione di incertezza in silenzio e in una drammatica condizione di solitudine. Massima attenzione anche ai tanti avvoltoi in agguato, pronti a gettarsi sulla solitudine e sulla rabbia, quella parte d’Italia che da sempre lavora contro il patto sociale e lo Stato. Per questo ora è vitale ritrovare forza di iniziativa, spirito unitario e coesione. Stiamo uniti, per combattere l’unico nemico vero: il Coronavirus”.

“Il governo – prosegue il segretario PD – ha già predisposto un corposo pacchetto di misure per sostenere queste realtà in difficoltà. Su questo obiettivo fondamentale occorre la massima velocità, il massimo impegno, il rigore assoluto del governo e di tutti i diversi livelli dello Stato. Nessuno deve perdere la speranza di potercela fare a continuare la propria vita. Abbiamo le risorse e le forze per farlo. Per un vaccino o per cure efficaci occorreranno ancora mesi e fino ad allora con questa situazione dovremo convivere, ma arriveranno. Il governo dunque si concentri soprattutto su questo: sull’efficienza e la serietà, sul dialogo e l’apertura con il Paese, le persone le forze produttive e sociali, il tessuto associativo e sul coinvolgimento e confronto con le forze di opposizione. Altre democrazie nel mondo non si sono mosse per tempo, e hanno pagato e stanno pagando costi immensi in termini di vite umane e conseguenze economiche. Noi abbiamo ancora la possibilità di fermarci prima, di salvare l’Italia e il suo futuro, se saremo capaci di resistere, di combattere insieme e di agire uniti”.

Mes, Piloni (PD): “Regione Lombardia non può ignorare 6 miliardi di euro per rafforzare la sanità pubblica”

Sollecitare in sede di Conferenza delle Regioni e presso il Governo nazionale l’utilità del ricorso alle risorse del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per il rafforzamento della gestione sanitaria della crisi pandemica, individuando e programmando investimenti e attività di prevenzione e di cura. È questo l’impegno richiesto a Regione Lombardia da una mozione urgente predisposta da tutti i consiglieri regionali del gruppo del Partito Democratico al Pirellone, caldeggiata in particolare dal consigliere Matteo Piloni.

“Durante l’Assemblea di Confindustria a Cremona si sono sentite dichiarazioni davvero preoccupanti in merito all’utilità dei fondi europei – fa sapere il consigliere regionale PD – e proprio in vista della presentazione, il prossimo 15 ottobre, del Piano nazionale della ripresa, abbiamo deciso come gruppo di impegnare Regione Lombardia a partecipare all’imponente lavoro di pianificazione necessario per poter attingere, nel migliore dei modi e senza spreco alcuno, a tutte le risorse disponibili. L’Unione europea – spiega Piloni – ha previsto 240 miliardi per la gestione sanitaria della crisi e in caso di adesione dell’Italia, tenendo anche conto delle quote di riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2020, potrebbero ammontare a più di 6 miliardi di euro le risorse destinate alla Lombardia”.

“L’andamento attuale dei dati epidemiologici rende necessario rafforzare i presidi e le attività sanitarie, garantendo la continuità in sicurezza anche delle altre prestazioni ordinarie e tali obiettivi impongono urgentemente alla Regione un’azione di programmazione e d’individuazione di nuove risorse disponibili – conclude Piloni citando una delle premesse della mozione e conclude – Anche perché la sicurezza della salute garantisce la sicurezza e la tenuta del nostro tessuto socio economico”.