Mario Draghi si è dimesso da Presidente del Consiglio: finisce così il governo di unità nazionale per volontà di un Parlamento che ha deciso di andare contro gli interessi del nostro Paese. A causare questa crisi, che pone grossi problemi a livello nazionale ed internazionale, sono stati il Movimento 5 Stelle e tutto il centrodestra. Il Partito Democratico ha messo tutto l’impegno possibile per evitare questo esito e sostenere un governo autorevole che potesse dare risposte agli italiani all’altezza delle sfide del periodo difficile che stiamo vivendo.
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“Anima e cacciavite”: le priorità di Letta per il Partito Democratico
È un momento di ricostruzione: con questa motivazione il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha spiegato di essersi convinto a tornare in Italia e rientrare in politica proprio per questa situazione di ripartenza in cui si trova il Paese: “Per essere parte di questo lavoro diretto a ricostruirsi”. Riprendendo il titolo del suo ultimo libro “Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia”, Letta ha spiegato che proprio questi due elementi servono per costruire qualcosa di solido.
“L’Italia per ricostruirsi ha bisogno di una visione incentrata su valori che tengano insieme la comunità – ha detto Letta – ma allo stesso tempo c’è bisogno del cacciavite, cioè di competenza, di sapere dove mettere il cacciavite e su quale vite giusta”. Queste due dimensioni, anima (valori) e cacciavite, per il segretario del Partito Democratico devono stare insieme altrimenti “c’è solo vuota retorica, oppure c’è soltanto tecnica non legata ad alcun valore di fondo”. Alla domanda su quale cacciavite abbia funzionato di più nel decreto Semplificazioni tra quello della Lega e quello del PD, Letta replica ritenendo che il migliore sia stato quello del Presidente del Consiglio: “Draghi aveva chiarissimo che a livello europeo ci veniva chiesto un decreto Semplificazioni efficace e questo decreto che doveva accelerare la messa a terra di un’enorme quantità di soldi che l’Europa ci dà, doveva essere anche rispettoso dei principi costituzionali come la protezione del paesaggio, la sicurezza sul lavoro”.
Secondo Letta le grandi riforme che l’Unione Europea chiede all’Italia servono per far sì che i soldi – circa 200 miliardi per la parte italiana – vengano spesi bene. “Ci vengono chieste le accelerazioni e alcune riforme di cui le due principali sono giustizia e riforma del fisco – ha evidenziato – penso che queste riforme siano la condizione chiave perché il nostro Paese si modernizzi. La riforma della giustizia è fondamentale per attrarre investimenti che non vengono in Italia per vari motivi, tra cui la burocrazia e la giustizia lenta”. Mentre sulla riforma del fisco il caposaldo della proposta del Partito Democratico è “concentrarsi sulle riduzioni fiscali per i redditi medio bassi, aiutare la crescita delle imprese e premiare la fedeltà fiscale”. Dentro tutto questo si introdurrebbe anche la necessità di una redistribuzione che parta dal “modello Biden”, ossia di chiedere all’1% più ricco degli italiani di aiutare i giovani con meno mezzi ad avere più possibilità di costruirsi una professione o continuare a studiare.
Toccando il tema della pandemia, il segretario del Partito Democratico ritiene che ne stiamo uscendo con una crescita delle disuguaglianze come mai si era visto nella storia recente. “Per futuro del nostro Paese – sottolinea Letta – e della società in generale, europee e occidentali, bisogna intervenire per ridurre queste disuguaglianze. Ridurre le disuguaglianze deve essere il mantra, la missione più importante”. Troppi si sono impoveriti durante l’emergenza sanitaria e necessitano di risposte. In conclusione, guardando al futuro e alle prossime elezioni, la linea del Partito Democratico è unire tutto il centrosinistra in dialogo con il Movimento 5 Stelle. “Io ho una missione – conclude Letta – rimettere in piedi il PD e farne il baricentro di una coalizioneampia. La mia missione è dare all’Italia un governo europeista e democratico dopo Draghi, evitando che vincano le elezioni le forze sovraniste, perché in Europa gli alleati di Salvini e Meloni hanno tentato di bloccare il Recovery Fund”.
Approvato il PNRR: solidarietà e responsabilità le due parole chiave
Solidarietà e responsabilità sono le due parole chiave del Recovery Fund. I progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nei prossimi anni cambieranno il volto dell’Italia e le riforme, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio Mario Draghi, sono una componente decisiva. “Faremo le riforme se dimostreremo con i fatti che le dobbiamo fare non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché conviene all’Italia e agli italiani. È per questo che serve un nuovo patto sociale. Una assunzione di responsabilità politica che vincoli tutti di fronte al Paese”. Così Antonio Misiani, responsabile economico della segreteria nazionale del Partito Democratico, che aggiunge: “Quanto accadrà in Italia da oggi al 2026, se saremo o meno in grado di utilizzare al meglio questa straordinaria opportunità, sarà decisivo: per consolidare la svolta politica che si è prodotta in Europa, per archiviare definitivamente la stagione dell’austerità, per rendere Next Generation EU uno strumento permanente”.
Il programma di riforme è molto ambizioso, il cronoprogramma estremamente sfidante. Dietro i 50 miliardi per la digitalizzazione, i 70 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione ecologica, i 31 miliardi per le infrastrutture, i 32 miliardi per la scuola e la ricerca, i 22 miliardi destinati al lavoro e al sociale, i 19 miliardi per rafforzare i servizi territoriali e investire in tecnologia e digitalizzazione è visibile una nuova visione dell’economia, un’economia sostenibile sul versante sociale e ambientale, in cui il capitalismo è nuovamente temperato da princìpi etici e pubblico e privato tornano a integrarsi. “Pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione, concorrenza, fisco. Su queste tematiche – sottolinea Misiani – i punti di partenza tra le forze che sostengono il governo sono spesso lontani, in qualche caso contrapposti. Realizzeremo le riforme se avremo la capacità politica di superare barriere e pregiudizi ideologici e costruire punti di incontro tra forze e interessi molto diversi. Faremo le riforme se dimostreremo con i fatti che le dobbiamo fare non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché conviene all’Italia e agli italiani. E’ per questo che serve un nuovo patto sociale: un patto per la ricostruzione tra le forze politiche, il governo, le parti sociali. Una assunzione di responsabilità politica che vincoli tutti di fronte al Paese“.
Il lavoro deve essere al centro del patto per la ricostruzione. “Quasi un milione di persone hanno già perso lavoro. Sono in gran parte precari, autonomi, giovani e donne. Altri lo perderanno nei prossimi mesi – sottolinea il responsabile economico PD -quando inevitabilmente finirà il blocco dei licenziamenti. E’ necessario dare priorità ai progetti che creano più lavoro, a partire da quello per i giovani e le donne, attuando le condizionalità che come Partito Democratico abbiamo chiesto e ottenuto di inserire nel piano. Riformare gli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro. Aiutare le imprese che sceglieranno di non licenziare, incentivare chi assumerà e chi avvierà una nuova impresa. E mettere in campo politiche industriali, con un ruolo nuovamente attivo di uno Stato. Il governo ha sciolto molti nodi della governance. E’ necessario però fare una riflessione più ampia. Il Parlamento, gli enti territoriali, le parti sociali, devono essere pienamente coinvolte anche nella fase di attuazione. Per questo come Partito Democratico – conclude Misiani – abbiamo rilanciato la proposta di istituire una Commissione parlamentare bicamerale sull’attuazione del piano”.