SITUAZIONE NAZIONALE
Credo sia innegabile che, dopo le primarie, il PD abbia rimesso al centro dell’agenda politica il tema della legge elettorale. E se la riforma, come credo, è una necessità, non possiamo che ritenere positiva questa azione e il ruolo di regia che il PD sta giocando.
Ma il tema non può da noi essere banalizzato con l’opportunità o meno dell’incontro di sabato.
Se la legge elettorale è una priorità, va condivisa con tutti.
E per uno che ha fatto della comunicazione il suo punto di forza, anche la scelta del luogo ha un suo significato.
Il punto, semmai, è un altro. Quale legge elettorale?
La scelta della legge elettorale non può prescindere dal ruolo che il PD vuole giocare. Un ruolo, rimasto ambiguo, che nessuna primaria ha ancora oggi affrontato. Nè quelle del 2009 né quelle dell’8 dicembre.
Non riusciamo a focalizzare l’attenzione sul ruolo del PD. E non è colpa di Renzi. La colpa è nostra che non siamo riusciti a soffermarci sull’identità di questo partito, nella sua essenza più vera.
E non è semplice rispondere a questa domanda, se non risolviamo il problema alla radice.
Se ad ogni elezione il segretario è candidato automaticamente, per quella vocazione maggioritaria, oppure se il segretario può anche non esserlo. Due cose ben distinte e ben diverse, che ad ogni giro di ruota cambiamo in base alle necessità.