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Rigenerazione urbana: la nuova legge regionale mette a rischio le aree agricole

Uno degli strumenti principali per ridurre il consumo di suolo è la “rigenerazione urbana”, ovvero il recupero di aree e fabbricati dismessi. La Regione Lombardia si appresta a votare, martedì 12 novembre, una propria legge in materia, che il Partito Democratico giudica, sinteticamente, inefficace e controproducente. “In Lombardia esistono tremila aree dismesse distribuite in 650 comuni e ci sono 914 siti da bonificare. In provincia di Cremona ci sono 95 aree dismesse, per 213 ettari, e 8 siti da bonificare. Una legge che non si occupa prioritariamente di queste non è una buona legge per la rigenerazione urbana” spiegano i consiglieri regionali democratici Matteo Piloni e Carmela Rozza.

Il testo che andrà in discussione, infatti, prevede incentivi volumetrici fino al 20% dei fabbricati da rigenerare e riduzioni fino al 60% degli oneri di urbanizzazione per qualunque operazione avvenga sul suolo lombardo, in deroga ai Piani di Governo del territorio e senza discriminazioni tra aree effettivamente da risanare e aree in buona salute, anche di pregio, in cui ci siano palazzi da riqualificare. La rigenerazione riguarderà qualsiasi area del territorio regionale, perfino i parchi, e se un comune vorrà escludere una porzione di territorio lo dovrà motivare, esponendosi automaticamente ai ricorsi di chi si vedrà privato di un beneficio scritto in legge. “La rigenerazione – spiegano gli esponenti del Pd – va fatta dando in mano ai comuni strumenti per incentivare proprietari e costruttori laddove effettivamente serve. Con questa legge, invece, verranno legate le mani ai comuni sul governo dell’urbanistica, perché non potranno efficacemente incidere sulle aree che sono davvero da rigenerare mentre vedranno crescere le volumetrie nelle aree già sane dove sono più alti i prezzi di mercato. Non solo, i comuni vedranno diminuire in modo indiscriminato gli introiti da oneri di urbanizzazione, con l’effetto secondario che saranno indotti ad alzarli. Potranno escludere alcune aree dagli effetti della legge, esponendosi però a ricorsi. Cittadini, amministrazioni e operatori vengono messi in conflitto e questo genererà complicazioni per tutti. Ancora di più se di mezzo ci fosse un parco, perché ciò che sta bene al comune potrebbe non stare bene all’ente e le complicazioni aumenterebbero a dismisura”.

Un ulteriore problema riguarda le bonifiche, per le quali la legge non prevede né risorse né strumenti ad hoc. E, per finire, c’è il grande tema del suolo agricolo: “sono novemila le aziende agricole lombarde che vengono gestite non dal proprietario, che spesso è un ente come il Policlinico di Milano o il Pio Albergo Trivulzio, e date in affitto a chi lavora la terra. Tutte queste aziende vengono messe a rischio. Basterà, infatti, che il proprietario le lasci sfitte per tre anni per poter poi riconvertire i fabbricati a qualsiasi scopo, anche il residenziale. Uno scenario appetibile per i proprietari di questi immobili, ma una vera minaccia all’attività agricola lombarda. Questa norma va stralciata e il recupero dei fabbricati agricoli deve avere una normativa apposita, che punti sulla salvaguardia dell’attività agricola.” Il Pd, dunque, annuncia battaglia costruttiva in Consiglio regionale per modificare un testo che, se passerà in questa versione, creerà molti più problemi di quelli che si prefigge di risolvere. “Noi presenteremo le nostre proposte – concludono Piloni e Rozza – che mirano a dare ai comuni gli strumenti per fare vera rigenerazione e che aiutano davvero proprietari e imprenditori che vogliono impegnarsi nella rigenerazione del territorio. E cercheremo di salvaguardare l’agricoltura lombarda da questo ulteriore sfregio annunciato. Confidiamo che la Regione voglia accogliere proposte di buonsenso”.

Raccolta firme per dire basta a Trenord: mobilitazione nelle principali stazioni del territorio

Il Partito Democratico lombardo, di concerto con il gruppo regionale, raccoglierà le firme tra i pendolari per chiedere alla Regione di archiviare Trenord e di progettare una diversa prospettiva per il servizio ferroviario regionale. “L’esperimento di Trenord è durato dieci anni – spiega il segretario provinciale del Pd Vittore Soldo – e a consuntivo si deve ammettere che le cose non sono andate come avevano promesso ai pendolari. Il servizio è ancora largamente insoddisfacente e la Regione, da ormai sei anni guidata dalla Lega, ha tutta la responsabilità di non avere un vero progetto per dare ai viaggiatori condizioni di viaggio soddisfacenti. Noi saremo nelle stazioni della provincia di Cremona, che ha le linee peggiori di tutta la Regione, a raccogliere la voce dei cittadini e porteremo il loro disagio e la loro protesta sul tavolo della politica”.

Fa sapere il consigliere regionale Matteo Piloni:  “Nel 2020 scadrà il contratto di servizio con Trenord, che cosa ha intenzione di fare la Regione? Una parte significativa di ritardi e cancellazioni è causata da problemi sulla rete e noi avevamo chiesto di convocare anche RFI, proprio giovedì scorso in commissione, ma non è stato fatto. C’è, soprattutto, un problema di flotta, e nonostante gli annunci la Regione non è riuscita ad avere quasi nulla di nuovo da Trenitalia. Mentre il mondo va avanti, la Regione Lombardia non riesce a mettersi al passo con le migliori realtà europee e costringe i pendolari a condizioni di viaggio assolutamente insoddisfacenti. Le nostre linee sono tra quelle che subiscono maggiori problemi, ed è venuto il momento di invertire la rotta, chiedendo a Regione di pensare anche a gare su piccoli lotti, come il nostro, per mettere in concorrenza Trenord con altri soggetti. Tutto questo ci porta a promuovere una mobilitazione con i pendolari per dire con chiarezza che la Regione non sta governando a dovere il trasporto ferroviario regionale”.

A Cremona lunedì 28 ottobre sarà allestito un banchetto davanti alla stazione ferroviaria della città, a partire dalle ore 6,45. Tra fine ottobre e nei mesi di novembre e dicembre verranno coinvolte nell’iniziativa anche altre stazioni della Provincia di Cremona: Capralba (30 ottobre), Crema (6 novembre), Piadena (13 novembre), Castelleone (20 novembre), Olmeneta (27 novembre) e Casalmaggiore (4 dicembre).

Prosegue la raccolta di firme online: https://www.change.org

Disastro Trenord: mercoledì 16 ottobre presidi nelle stazioni della Provincia di Cremona

Nei mesi di giugno e luglio 2019 il servizio ferroviario regionale ha registrato ancora un netto peggioramento. A confermarlo sono gli stessi dati di Trenord di ottobre: tre delle quattro linee che interessano la Provincia di Cremona non hanno rispettato la soglia di puntualità. A questo si sono aggiunti, nei mesi estivi, gravi problemi per gli utenti per frequenti malfunzionamenti degli impianti di aria condizionata dei treni.

Purtroppo anche nei mesi di settembre e ottobre si stanno registrando pesantissimi disagi per i pendolari a causa dei troppi guasti ai treni. Per questo motivo il Partito Democratico della Lombardia ha indetto una giornata di mobilitazione regionale: in Provincia di Cremona saranno organizzati, durante la mattinata di mercoledì 16 ottobre, presidi nelle stazioni di Cremona, Soresina, Castelleone, Crema e Capralba sulla linea ferroviaria Cremona-Treviglio. Saranno presenti anche dirigenti e amministratori locali, che si confronteranno con i pendolari sulle proposte per migliorare il servizio di Trenord.

Alla stazione di Crema (a partire dalle ore 6,45) sarà presente il consigliere regionale Matteo Piloni, che ha così spiegato il senso di questa iniziativa: “Giovedì 17 ottobre l’assessore regionale ai trasporti e l’amministratore di Trenord (entrambi in quota Lega) saranno presenti in commissione trasporti per aggiornare il consiglio regionale sulla situazione del servizio ferroviario lombardo. In quell’occasione vogliamo portare i racconti e le parole dei tanti pendolari che tutti i giorni prendono il treno. Avanzeremo anche proposte concrete: servono treni nuovi e risorse per abbattere i passaggi a livello e soprattutto una gara europea per avere un servizio che funzioni, con treni puntuali e sicuri. Il tempo degli annunci è finito, ora servono fatti e provvedimenti concreti”.

Territorio: con la nuova legge regionale si rischia una colata di cemento nelle campagne lombarde

Un articolo del progetto di legge regionale sulla rigenerazione urbana rischia di dare il via libera a grandi colate di cemento nelle zone agricole della Lombardia. A denunciarlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Matteo Piloni che questa mattina, durante la seduta della commissione territorio del Consiglio regionale, ha sollevato la questione relativa ad un articolo della proposta di legge della giunta regionale, che avrebbe come scopo la riduzione del consumo di suolo e il recupero delle aree e del patrimonio edilizio. Tra le aree da recuperare ci sono anche le cascine, le stalle e i capannoni agricoli che costellano le campagne lombarde ma non solo, perché spesso sono state nel tempo inglobate dagli abitati.

Se passasse la nuova norma, potrebbe bastare che gli edifici rurali fossero non utilizzati da soli tre anni perché li si possa destinare ad altri usi diversi da quello agricolo. Con un premio: si potrebbero ampliare fino al 20%. “Quando la Lega e Forza Italia parlano di stop al consumo di suolo e di rigenerazione urbana c’è sempre qualche inghippo nascosto tra le righe – dichiara Piloni -. Questa norma è in evidente contrasto con l’azzeramento del consumo di suolo, in quanto sarà possibile trasformare un rudere all’interno di un’area agricola in un complesso di villette a schiera o in una palazzina. Questo porterà strade, servizi, altre lottizzazioni e quindi altro cemento. Un conto è il recupero del patrimonio storico esistente rappresentato anche da tante cascine, un altro è invitare a cementificare le campagne e dismettere le attività agricole. Con una mano Fontana e la Lega parlano di difendere il nostro territorio e le nostre aziende agricole e con l’altra vogliono portare il cemento nel cuore della campagna. Così è inaccettabile”.

Referendum su legge elettorale, Piloni (PD): “Le istituzioni non possono essere usate per questioni di parte”

Le opposizioni in Consiglio regionale della Lombardia hanno abbandonato l’aula per protesta contro lo svilimento dell’istituzione regionale, costretta ad approvare in fretta e furia la richiesta di referendum sulla legge elettorale nazionale, dopo il diktat lanciato da Matteo Salvini dal palco di Pontida il 15 settembre. Dopo la bocciatura da parte della maggioranza di centrodestra di due questioni pregiudiziali, basate sull’incostituzionalità del quesito, e di una questione sospensiva, Pd, M5S, Lombardi Civici Europeisti e +Europa hanno lasciato l’aula in polemica con la maggioranza, dopo aver mostrato cartelli con la scritta “Il Consiglio regionale non è via Bellerio”, la via di Milano dove la Lega ha la propria sede nazionale.

“Lega e alleati, che hanno sempre negato il carattere di urgenza alle questioni da noi poste più volte negli ultimi mesi in merito a sanità, morti sul lavoro, occupazione e clima, – commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Matteo Piloni – oggi hanno convocato un consiglio regionale straordinario perché hanno ritenuto invece molto urgente votare la proposta di un referendum per abrogare l’attuale legge elettorale. Avrebbero potuto raccogliere le firme dei cittadini, nelle piazze che conoscono tanto bene, invece di usare le istituzioni a proprio uso e consumo. Hanno voluto trasformare il Consiglio regionale in una succursale della sede della Lega, negando ogni dibattito e approfondimento su un tema che riguarda la democrazia, agendo sotto il diktat di Salvini e questo è francamente intollerabile se vogliono svilire l’istituzione lo faranno da soli, senza di noi. È una questione di rispetto della Regione e di chi essa rappresenta, non di maggioritario sì o maggioritario no, su cui il Parlamento avrà modo di discutere in modo serio e approfondito nei prossimi mesi”.